- Viaggiare
- Libro-testimonianza di Padre Giovanni Belloni
- Condivisioni dell'incontro ad Assisi 22-25 aprile 2016
- Condivisioni dell'incontro di gennaio 2016 ad Assisi
- Come pecore in mezzo ai lupi
- La mia esperienza indiana
"Camminando si apre il cammino" La strada si fa con l'andare. La meta non è il cammino, ma un modo nuovo di guardare."
La vita è un viaggio continuo,ogni giorno è nuovo. Cresci in umanità, con quello che assorbi raccogli e riordini.
La pratica della strada ti libera dalle stagnanti abitudini e ti apre al nuovo ,al diverso e all'inatteso.
La strada ti educa ad essere flessibile, ti educa alla ricerca, alla creatività e alla sobrietà.
Esci dal vecchio centro, per ritornarvi con idee nuove,benergie nuove,barmonie nuove.
Non è importante arrivare,ma vivere durante il viaggio.
Muovono più i viaggi che i libri.
Il "turista" colleziona immagini, ma resta fermo nella sua cultura; il "viaggiatore" si confronta con la cultura che incontra e cerca di comprenderla.
Il "pellegrino" assorbe la "santità" del luogo.
"Io porto nei piccoli viaggi di ogni giorno l'attenzione attiva dei grandi viaggi. Scendo sull'umile strada di tutti ,faccio fiorire gli incontri. AI sabato faccio un piccolo
viaggio ,come fosse un grande viaggio. Metto nello zaino carta e penna, una borraccia e un tappeto per una pausa meditativa, e parto per un cammino in solitaria.
Nel silenzio gentile della collina, entro in contatto con ciò che mi viene incontro lungo la via. Vedo, sento, tocco lo spazio che attraverso: ...prati, piante, erbe, fiori, palpiti del vento e nubi bianche..il movimento ritmico dei passi rilassa, favorisce la salute fisica e mentale. Ascolto la musica silenziosa dei passi. Ringrazio i piedi, per i trasporti quotidiani che mi offrono."
Il viaggio esterno e il viaggio interno camminano insieme;
Viaggiai per vasti mari e alti monti E non mi accorsi delle goccia di rugiada sulla spiga di grano accanto a casa mia. Il vero viaggio è interiore,con occhi illuminati vedo in modo nuovo, l'ambiente che mi accoglie.
Incontro fpc Assisi
22-25 aprile 2016
Tema: “la
bellezza”
1 - Contributo di Maria
Mi dispiace moltissimo non essere presente all'incontro di Assisi prossimo,
sarò vicina a voi in spirito....
Riguardo la proposta di Caterina, scusate il ritardo della risposta, ma ho
avuto un periodo veramente 'pieno' e solo adesso ho potuto rileggere con calma
e rispondere. Allora Caterina propone FPC 2, ovvero un solo incontro
nazionale e poi vari incontri regionali per seguire varie realtà (tipo Centro
Astalli, Spirito di Assisi ecc.), per essere un po' come lievito
nella pasta e scendere di più in strada.
Su questo
non sono molto d'accordo e vi spiego i motivi. Per me i 4 momenti all'anno di
incontri 'nazionali' sono una boccata di scambio e di ossigeno per riprendere forza
dalla FPC, rinvigorire lo spirito secondo le linee di vita della
Fraternità, vedere i volti amati dei fratelli, sia del Nord che del Sud,
che del Centro: mi dispiacerebbe vedervi solo una volta all'anno, non
condividere pezzetti di vita insieme, perché un conto è il vedersi e parlare di
presenza, un conto sono le mail …
Inoltre
tutto ciò, sempre secondo me, non toglie impegno ad essere 'lievito nella
pasta' o a scendere in strada: questo fa già parte penso della nostra vita, è
nel nostro DNA ovunque noi ci troviamo sempre, fa parte del nostro essere
ascoltatori dello Spirito che ci guida, ci porta nelle realtà che incontriamo.
Quindi non penso che questi momenti di 'ossigeno' in cui ci incontriamo possano
togliere tempo per questo. Inoltre in questo tempo di sottolineature di
confini, erezione di muri ecc., penso che creare anche tra di noi questi
confini Nord, Sud e Centro sia 'controproducente': lasciamo (a proposito di
Bellezza) la bellezza dello Spirito che soffia dove vuole, e lasciamo la
Bellezza e la gioia di incontrarci tutti insieme almeno queste 4 volte
all'anno.
Questo è il
mio sentire, però mi rimetto sempre umilmente al sentire di tutti, se la
maggioranza tra di noi preferisce questo tipo di organizzazione....va bene
così.
2 - Contributo di Padre Giovanni
Voglio condividere con voi la mia riflessione, quanto
mai opportuna per me stesso e mi auguro anche per i miei ”cento lettori”, che
avranno la pazienza di seguirmi.
Se focalizziamo la nostra attenzione
sulla bellezza del corpo, staccato dall’anima, inevitabilmente corriamo il
rischio di essere inghiottiti nel vicolo cieco delle passioni, dove non c’è né
soluzione, né sintesi, ma il più delle volte suscita un desiderio di possesso
di quella parte di se stessi che percepiamo come … mancante ...
La vera la bellezza è quella che scalda, rasserena,
appaga e non abbaglia, ma soprattutto, non confonde …
La bellezza di una persona che
“appare”, non è stabile, ma segue le fasi della vita: sulle prime affascina,
arriva anche a sedurre … ma col passare degli anni, come un fiore sfiorisce e
appassisce …
Un corpo magnifico, per quanto
sensuale possa essere, potrà turbarci ma mai commuoverci in quanto non c’è
alcuna comunicazione tra le anime: quella della persona che ho di
fronte e quella del soggetto che la
guarda.
Viviamo in un mondo ed in una cultura dominata dal marketing che vede il
bello e la bellezza come un cercare di apparire con un corpo ben fatto nel suo
aspetto esteriore, ma non nella totalità della persona. In un ambiente simile
sorgono sempre più numerosi i metodi di operazioni plastiche e di consumo di
prodotti per rendere le persone più “belle”. Bellezze costruite, ma ...
senz’anima.
Da queste creature “fabbricate” ad arte (!!!) emergono persone di una
bellezza fredda e di una artificialità tale che le rendono incapaci di
diffondere luminosità. A questo punto, in costoro, fanno capolino sentimenti
negativi, quali la vanità, l’invidia, la gelosia, senza alcuna presenza d’amore
perché la vera bellezza ha a che vedere con amore e comunicazione, relazione
...
Dopo tutto la vera bellezza possiede una dimensione etica e religiosa: non
è solo esteriore, di facciata, ma si percepisce pure che la realtà ha un
qualcosa di bello e buono all’interno della persona stessa.
La bellezza compiuta, definiamola
così, è essenzialmente il frutto maturo di un cammino che ogni essere umano
dovrebbe compiere, nella sua costante (anche se a volte inconsapevole) ricerca
di senso e di significato della vita, che porta il soggetto ad una dimensione
“alta” e “altra” .
Prendiamo ora lo spunto da quanto Giovanni nel suo
vangelo al cap. 10 afferma: “Io sono il
buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il
mercenario … vede venire il lupo … abbandona le pecore e fugge …” (vv.
11-12)
I commentatori sono soliti tradurre in italiano “il pastore bello” , non nel senso
che ha un aspetto grazioso, attraente, ma nel senso che questo termine ha nel
Nuovo Testamento: bella è la qualità di una persona che risponde
pienamente alla sua funzione.
Per contrasto il mercenario
viene presentato come colui che viene meno al suo incarico in quanto non ha
alcuna relazione con le pecore, anzi nel momento del pericolo le abbandona da
sole al loro destino, perché l’unico interesse che ha è rivolto al proprio
tornaconto, a se stesso, alla sua persona e non alle pecore che gli sono state
affidate.
“Il pastore
bello” può anche significare il “pastore ideale”, colui che
realizza in pieno la missione ideale del pastore. Oppure anche: la persona
vera, autentica, buona, coerente, che sa prendersi le proprie responsabilità,
costi quel che costi. È compiere il proprio dovere ed il proprio lavoro in modo
appropriato, richiamando pure qualcosa di piacevole, di bello appunto.
È importante vedere la bellezza onnicomprensiva di una
realtà o di una persona o di una cosa e conseguentemente provarne piacere. Sarà
questa bellezza che salverà il mondo, rendendoci spiacevole, ciò che a livello
superficiale “appare” e quindi riteniamo piacevole, ma di fatto non lo è! Non
dimentichiamo che Eva era stata attratta dal frutto perché “appariva gradevole agli occhi
e desiderabile per acquistare saggezza e ne mangiò …” (Genesi 3,6)
Papa Francesco, in quello scritto che è il suo atto programmatico, ma a mio
avviso messo nella biblioteca troppo in fretta, mi riferisco alla “Evangelii Gaudium” (La gioia del
Vangelo), af-ferma che la trasmissione della fede ”presti una speciale alla
via della bellezza (via Pulchritudi-nis). Perchè non
basta che il messaggio sia buono e giusto. Deve essere anche bello, perché solo
così arriva al cuore delle persone e suscita l’amore che attrae, (n.°167).
La chiesa non persegue il proselitismo ma l’attrazione che viene dalla
bellezza e dall’amore la cui caratteristica è lo splendore, l’apertura, la
generosità, la misericordia ...
La bellezza è un valore in se stesso. Non è utilitarista. Siamo chiamati a
vivere la bellezza in mezzo a un mondo di interessi, scambi e mercanzie.
Il
mondo ha bisogno della bellezza? L’utilità della bellezza non è evidente che sia
necessaria, e non risulta a prima vista, eppure la società non potrebbe fare a
meno della bellezza che testimonia una persona rinata, passata attraverso le
prove della crescita, del superamento dell’influenza possessiva dei sensi, dei
sentimenti e della affettività, come dell’attaccamento a dei principi o idee
che si tramutano in ideologie, che non fanno altro che portare divisione.
Questa è una bellezza che non
si impone e non cerca il possesso e non si sciupa, tutt’al più può sedurre nel
senso che piace perché è totale. E questa non è legata all’età o alle fasi
iniziale dell’esistenza anagrafica …
E per concludere è giusto
domandarsi: a cosa serve la bellezza, cosa produce? Nessuno può dubitare che
una persona autenticamente “bella” è portatrice di buone relazioni umane. Tale persona diventa una presenza di cui si sente la mancanza quando è
assente, al contrario le bellezze artificiali o costruite ad “arte”, sono
presenze di cui si può fare a meno anche perchè possono nutrire pensieri di
invidia, gelosia ed altro, tuttociò che non unisce, bensì divide dagli altri.
3- Contributo di Tommaso
B e l l e z z e (In ordine sparso)
E' divino....E' bellissimo. E' divino....E' tremendo! E' umano....è grandioso! E' umano...E' fragile.
Quale Dio.....quale divino? Quale bellezza? Quale umano?....
Un bambino piccolo in braccio al papà...con occhi
limpidissimi in cui intravvedi il mistero di Infinito, di Immenso, di
Piccolissimo, di Vita senza barriere..: Solo Bellezza!
La bellezza di un'aurora con i colori dell'arcobaleno...Bellissimo,
l' arcobaleno' dopo il temporale..
Bellezza di un dialogo difficile, di un incontro
avvolto di pazienza, di ascolto interiore...
Bellezza d'un rimprovero dall'altro senza sentirsi
attaccato, senza sensi di colpa., avvertendo nell'altro un fratello vero.
“Un pianto dopo il parto, dopo una giornata faticosa e improvvisa
l'emozione d'un ritorno insperato:
tonalità differenti di un'unica Bellezza.
Bellezza nascosta tra le pieghe d'un dolore di
separazione che fa intravvedere una soluzione migliore, comunque sarà....
Bello il limite riconosciuto, accettato, vissuto come
'seme che muore e porta frutto, e da vita nuova, nuovi germogli, trasformandosi....Bello così anche l'ultimo
limite, la morte.
Bei momenti di
'radio Betania'...
mangiando e presentandoci, magari con una parola finale come messaggio. Bellezza d'un cuore semplice....d'un
'lontano', d'un 'diverso' che sta in cammino di novità, e abbellisce la tavola comune.. Bellezza della convivialità delle
differenze, di Abdul (mussulmano), immigrato in attesa di carta di soggiorno
insieme a Simon(evangelico), a Bless
(cristiano generico) e con Riccardo,
(are Krishna...), Lucia (verso il
buddismo), ecc.,
a tavola insieme sotto l'albero di Betania.
Bellezza del peccatore che, riconosciuta la colpa
“Felice colpa”, nel volto riflette il volto di un Padre-Madre di splendida
misericordia.
Bello lo 'scartato' dai potenti, dai ben
pensanti..rimasto con cuore puro,
apprezzato da Dio e da chi sa vedere con occhio buono e sa condividere.
Belli i piedi di chi con tenacia e
coraggio annuncia la pace: su alti e rocciosi monti, nelle fredde pianure del mondo, tra i dirupi di una
politica 'sporca', di un'economia che
uccide, che scarta
Belle le mani di chi continua a seminare
nel pianto, di chi cura, accarezza e solleva i feriti, di chi raccoglie
cantando e con speranza pur nel buio, ma verso l'aurora: artigiano di pace
Belle le orecchie di chi ascolta con
pazienza e lascia entrare accogliendo con tenerezza e si lascia accogliere con
misericordia...
Bella la bocca di chi reagisce, di
chi grida, non volendo contribuire alla società dell'indifferenza;
di chi canta le beatitudini con la voce, ma soprattutto con la vita,
collaborando con tutti per la giustizia, pace e
salvaguardia del creato.
Belli gli occhi lucidi, riflesso d'una
luce interiore, di dolore da servizio umile e concreto, di benedizione accolta
e donata senza barriere: E' cosa bella che tu esisti.
Bello il cuore dolce e umile,misericordioso, che perdona,
che si fa molle per amore di maledetti...
Bello sei tu, Bambino di Betlemme (casa del pane),
Uomo di Nazareth (villaggio qualunque), Servo per amore, Pastore (Bello),
Crocifisso in dono libero di Misericordia, risuscitato 'Cristo' cosmico...
Tu, volto di Uomo vero, di Dio come ci è dato di
'vederlo, parlarne, seguirlo...
Bellezza unica
e tenerissima, ancora e più misteriosa (ri-velata) che porta a compimento
e fa vedere con occhi nuovi e apprezzare le bellezze evidenti, ma più
spesso 'nascoste,' nel creato, negli avvenimenti, nei volti 'di chi è nel
pianto, dei 'poveri cristi', dei 'maledetti' della storia...e fa fiorire la
Vita Bella, ora e che viene...Bel Pellegrino con-e-in tutti i pellegrini del mondo!
·
(Beati i poveri in spirito) Bellezza
dell’uomo che non accumula per sé, ma con gioia accoglie nel con-dividere anche l'essenziale; sguardo fiducioso e sereno del pellegrino su
ogni altro, anche su chi la porta ti
chiude in faccia: perfetta bellezza! Fiducia è
nota armoniosa di fondo del coro Trinitario abbellita dai contrappunti dell'umanità e del
creato.
·
(Beato chi è nel pianto) E’ già profumo di gioia che inonda la grotta
dove il rompersi delle acque di donna gravida o il pianto di una mamma per il
figlio perduto introduce nel dolore di parto…, bello: nella nuova nascita di Luce.
·
(Beati i miti) Ma il bel canto di un animo tenero, che
risponde in non violento tono al fracasso del male; nel creato si espande il
mite profumo di bellezze annunciate, in opere e parole sussurrate nel piccolo
quotidiano dei giorni, bilanciando le brutture diffuse dai media. E la gioia
d'un bel cuore, che dice-bene anche
dell’uragano e del rompiscatole!
·
(Beato chi ha fame e sete
di giustizia…) Intuire la
bellezza di ‘scomparire’, dando o
restituendo all’altro più di quanto pretende, è transito verso un di più di
Vita per te e per l’altro. Allora i
diritti umani di tutti, il coltivare e custodire la natura 'contano' sulla
bilancia più del mio interesse, ed è
cosa buona e bella condividerne il peso.
·
(Beati i misericordiosi) Là sul ponte dove si incrociano i passi
del va e vieni del perdono, il cantico di riconciliazione risuona in tutta la sua armonia di note tenui e
s’allarga gioioso in rivoli di misericordia che scendono dal Padre dalle
viscere di Madre sui giusti e sugli ingiusti, sulle piaghe sanguinanti, eppur
belle, di ogni 'ferito' del mondo.
·
(Beati i puri di cuore) Sorella acqua sei tu,limpida e bella, resa
pura e chiara dal perdono ricevuto e donato senza sensi di colpa, senza neppure
un lontano lamento o accenno a giudizio. Bellezza pura è sporco lenzuolo,
lavato e profumato nella
Misericordia: i tuoi occhi vedranno come
l'Amico vede; teneri sguardi di bella Luce che amorizza il mondo.
·
(Beati i costruttori di pace) Corda a cui t’aggrappi, ponte che unisce i
lontani, pinza che sradica, congiunge, avvolge insieme i diversi; nell'amore
Fratello-Sorella di tutti, senza alcuna distinzione, nel quotidiano dei giorni:
Artigiano di pace. E sia: Bellezza in
grembiule di umile e gratuito servizio.
·
(Beati i perseguitati….) E poi, la gioia impossibile che sprizza da
martellate di calunnie, dal sangue che
bagna il ruvido suolo dei poveri…Ancor più: valanga di incredibile bellezza dal
morire per l' altro, liberamente, per
amore gratuito, partecipando a un banchetto senza esclusioni, tutti lavati nel
sangue d’Agnello: Infinita, immensa,
eterna Bellezza!
IL BELLO (GESU'NAZARENO) DELLE BEATITUDINI SALVA IL MONDO
4 -Contributo di Roberto
Il mio contributo
per Assisi sulla Bellezza.
"Servite il
Signore nella gioia"
Questa la mia
mission:
Servire il Signore
Risorto,
che vive oggi
insieme a noi,
nella gioia!
Farlo insieme a
voi oltre che dare gioia riempie il cuore di immensa pace...la Sua. Questa per
me è Bellezza piena...della vita vissuta con voi e...insieme a Lui! E poi volevo dirvi una cosa concreta e
stupenda che ho condiviso con Carla.
Sapete cosa
abbiamo fatto? Una delle mie "pazzie": abbiamo fatto un'altra
"adozione" a distanza....a grande distanza...in Cina...nella Cina
Popolare. Abbiamo adottato nella nostra
famiglia un giovane seminarista cinese della diocesi di Zhao Xian, nella
provincia di Hebei.
E abbiamo
stabilito con lui e con p.Huang, il Rettore del Seminario, una profonda
relazione spirituale.
Questi sono
i bellissimi regali della Vita, di Gesù che è Vita e Bellezza sempre piena di
sorprese. Per me/noi è davvero
meraviglioso e di questo ringrazio Lui e anche voi con cui condivido il
cammino in questa parte della mia vita.
Vi abbraccio...commosso insieme a Carla e a.....Gesù.😊 Sempre in comunione di preghiera che adesso si
estende fino all'Estremo Oriente.... cinese. Roberto
5 -
Contributo di Annie Bijonneau
Bellezza di un mattino di primavera
quando tutti gli alberi sono in fiore e si cammina a passi veloci nell’aria
fresca che dà vigore.
Bellezza di un vero incontro quando
l’altro ascolta veramente e tu bevi le sue parole, teso con tutto il tuo
spirito e tutto il tuo cuore verso quel fratello o quella sorella così vicini.
Bellezza dell’intimità con Gesù che ci
rivela il volto di tenerezza del Padre quando lo contempliamo e perdoniamo
tutto ciò che ci pesa e ci ferisce.
Bellezza della fiducia in Colui che,
fedele, cammina al nostro fianco e in Maria sua madre, piena di compassione per
le nostre miserie che tenta di addolcire.
Bellezza della vita ritrovata dopo la
prova che ti lascia vuoto di ogni pensiero, spossato, ma pieno di gratitudine
per Colui che l’ha fatta cessare.
Bellezza dell’ardore rinnovato a
combattere per la giustizia in nome dell’Amore insegnato dal Cristo per i
nostri fratelli, le nostre sorelle, per la vita che sono maltrattati.
Bellezza della mia vita con Te, per Te
,in Te Gesù il beneamato, per tutta l’Eternità! Alleluia!
6- Contributo di Patrizia
Carissimi ,
La parola di Roberto,- nella sua ultima condivisione - , “ questa è
la mission “ ha fatto vibrare talmente le corde dell’animo che mi sono uscite
le lacrime e le labbra tremavano e non
potevo parlare . Quella parola MISSIONE,
così tanto abusata in ambiente religioso, con quella preoccupazione dei preti
nemmeno troppo celata di fare proseliti e soprattutto sacerdoti per la chiesa,
per servire appunto il Signore, mi perseguita, mi insegue ovunque, me la
ritrovo a ogni bivio/scelta che la vita mi mette davanti ….. E raramente si incontrano maestri
laici che si preoccupano di sottolineare l’importanza per ognuno di
conoscere il proprio mandato.
I talenti che
scopriamo di avere non sono per la nostra vanità, ma appunto per servire il
mondo, per far sì che con la collaborazione di tutti il mondo evolva, vada
avanti … con le sue scoperte, invenzioni, pensieri nobili, innovazioni, progetti,
opere d’arte … opere di misericordia. Sbaglio a dire che questo è il Regno ?
Credo che il
processo, relazione docente -
allievo sia una cosa molto spirituale …
a volte abbiamo tra le mani le anime e non lo sappiamo. Facciamo questo peccato
di ignoranza. E che per ogni anima nobile esiste uno stuolo di
collaboratori con lui, per così dire , i
quali fanno sì che quell’anima più nobile e più illuminata vada più agevolmente
per la sua strada, rimanendo loro più in ombra, ma non per questo con meno
valore
Vorrei tanto poter conoscere la mia “mission”,
dunque, ma non la conosco . … Conosco
miei blocchi, terribili, al di qua dei quali nasce la solita insoddisfazione!
Il mio
personale GURU, Edward Bach, a cui
spesso faccio riferimento, diceva :
Il verme scava
gallerie . Potrebbe sembrare che
la vita del verme sia inutile.
Invece la sua vita aiuta tutti gli uomini
perché il suo scavare gallerie
rende la terra soffice e fertile e la terra produce i frutti che l’uomo mangia
. Ma il verme non lo sa e non lo fa per
questo ! Lui scava perché lo deve fare e basta . Solo il Creatore sa e ha ordinato tutto e tutte le creature in maniera
perfetta , affinché non mancasse nulla a nessuno.
Allertata da
questo insegnamento, mi dico: Di cosa
devo quindi preoccuparmi io? Scaverò le mie gallerie, senza fiatare. Non mi
chiederò più qual è la cosa che devo fare . Farò soltanto ciò che –pazzamente –
senza nessuna spiegazione logica – io sono spinto a fare. Sento però che si
tratta, per me, a questo punto di uscire
dalla mediocrità in cui mi relega l’indecisione. Se solo sapessi fare il salto,
se capissi come ... Carlo Carretto diceva che l’ESODO è la parte più importante
e mi sembra che anche il Papa lo dica … quindi uscire e camminare! Questo c’è
da fare per me( e quanto sono in ritardo!).
Il fatto di
ricevere posta elettronica, per me che ormai esco pochissimo e passo i giorni
nella casa – eremo( allietata sì - anche
dal canto degli uccelli e dalla vista di un panorama rilassante), è qualcosa di
straordinario . Vi leggo! Entrate ospiti in casa, nel silenzio, ad ore scelte …
e non sono più nell’eremo. Poi indago
anche nel mio territorio, via internet … cerco di intrecciare relazioni specie
con quelli che si occupano del sociale, perché il sociale è la mia specialità,
non ne posso fare a meno. Così cerco –
da pellegrina - anche intorno, vicino, e trovo l’assessore Marco della Porta del mio
Municipio che manda un messaggio via facebook :
Continua l'avventura del SOSE
- Stazione Ottavia Spazio Espositivo: un locale inutilizzato della stazione si
è trasformato nel nostro primo spazio culturale. In soli due
anni artisti e creativi hanno riempito di vita questo luogo. Tanti insegnanti,
giovani studenti e migliaia di cittadini hanno partecipato rendendo questa
esperienza unica e speciale.
Al SOSE sono nate amicizie,
collaborazioni e una grande voglia di trasformare i nostri quartieri attraverso
la forza della cultura e la spinta dell'educazione al bello.
Sabato 16 Aprile alle ore 18
inaugura una nuova mostra collettiva con protagonisti gli artisti del nostro
Municipio e la direzione artistica di Simona Sarti.
Giorno dopo giorno, emozione
dopo emozione, costruiremo insieme#nuoviquartieri
Voi mi
portate il mondo in casa , le vostre idee, i vostri cuori … Colgo la bellezza
di quante cose buone le persone riescono a pensare e fare … a volte in maniera
molto, molto semplice. Mi piace mettere un faretto, una scia di luce su quella
cosa passata inosservata … lo faccio spesso, mentalmente e ad alta voce ….. mi
sorprendo a non guardare più il difetto, ma a sottolineare lo sforzo di
quell’anima a traboccare da un vaso pieno di cose inutili e polverose. Mi emoziono, vi penso, a volte rispondo … ma
non ho il dono della brevità … e non vorrei annoiarvi …. Sento che ci siete.
Tommaso … anche oggi mi ha commosso . Ripeto le sue parole , anche se le ho
sentite tante volte, perché sono troppo belle
e hanno il potere di risuonare
come nuove. E’ COSA BELLA E BUONA CHE TU ESISTI E CHE LO DICIAMO A TUTTI NEL
PELLEGRINAGGIO QUOTIDIANO, OGGI! QUANTA
VALANGA DI MALE CI CIRCONDA ma quanto bene nascosto, ... c’è solo da crederci e
risvegliarlo in noi, con la bene-dizione
e allora IL SOLE SORGE E GIÀ
NELL’AURORA SI RAVVIVANO I COLORI.
Ecco io c’ero,
ci sono stata più di una volta a vedere
l’ALBA insieme a lui … e la più bella è stata al Lago di Garda. Ne conservo la
foto, con lui di spalle, i colori del giallo oro del sole e l’acqua del lago increspato
di rosa. Ecco perché fanno effetto quelle parole, perché sono vere , di un
cuore che ama .
E Giovanna
lancia e vive per le sue idee … si dà da fare e viaggia ininterrottamente
nonostante i suoi ginocchi e l’età … cosa vuole dirci ancora che non ci abbia
detto tutta la sua vita? … La Bellezza, pensate alla Bellezza ... e io ci penso
… Giovanna ha questo potente effetto, non credo solo su di me, riesce a svelare
quello che io non vedo. Una volta ha fotografato me e mio marito mentre
leggevamo il giornale su un prato, ... un flash, colto così,
all’improvviso … Un’immagine stupenda,
io non mi vedevo così, così attaccata a lui, così serena, in quella posa
idilliaca … Rischiavo di perdere quella
sensazione se qualcuno non avesse fermato in una foto noi, la nostra immagine.
Rischiavo di credere solo alle mie lagnanze, ai capricci dell’umore ….
Ho imparato e
sto imparando ancora a “fare foto” … in senso figurato … Mi fermo con la mente
e stacco quella immagine bella dal contesto … proprio come farebbe un fotografo
per fare un servizio fotografico d’effetto, dove la foto dica qualcosa …. Stacco,
ad esempio l’immagine del viso del mio
nipotino di traverso sul divano mentre gioca col gatto e la metto nell’archivio
della mente …. e continuo così, spesso, nella giornata . Alcuni consigliano di rivedere
il FILM della giornata. È un buon esercizio, specie se la giornata è stata
diversa, per esempio perché siamo andati
a una gita, …. a sera ricordare quel momento, quella risata. Insomma cercare di
essere più attenti a quel che ci succede, gustare di più e meglio, per
contrastare appunto la tendenza a credere che ci siano solo cose brutte e
penose. Non è vero! La nostra mente spesso mente,
appunto!
Giovanna fa questo, risveglia il torpore, rimuove la
tendenza a voler vedere per forza e solo i problemi e non le cose belle …
Le cose belle
sono quelle che uno ama. E man mano che apprezzi la bellezza ti accorgi che
stai amando! Nel concetto della bellezza
c’è dentro l’amore e la contemplazione.
Solo occhi di innamorato si incantano e vedono il bello … Una volta sono andata
a un seminario –lezione per giovani cantanti, ero stata invitata come
ospite e il maestro diceva agli allievi
che quando cantavano dovevano interpretare, sentire quello che stavano dicendo
attraverso le parole e le note della musica … perché chi ascolta sente il
pathos, non la perfezione dello stile . Nel
sentire amore c’è anche la verità … se uno è vero, arriva al cuore dell’altro, nonostante quello
che dice. Ci sono persone molto semplici e senza sostegno culturale che sanno
parlare meglio dei dotti, quando raccontano ad esempio la loro storia sofferta,
le loro esperienze così come le hanno vissute … non c’è bisogno di essere
scrittori, persino il loro semianalfabetismo è una bellezza! Ricordate il libro
scritto dai bambini: Io spero che me la cavo! I bambini nostri maestri!
Ora, se
intorno a questi due grandi (amici) si riunisce un piccolo Gruppo, è cosa buona
perché, come dice Tommaso: in mezzo a una valanga di male, vogliamo o no fare
un po’ di bene? Sì!
Oh se la
preoccupazione essenziale fosse osservare la Luce … i suoi bagliori, i suoi
riflessi nelle cose, gustare la poesia che ne deriva, ascoltare i suoni del
mondo che sono le canzoni delle creature ...
Guardate gli
uccelli del Cielo …. diceva Gesù. Guardate i gigli del campo … Ho iniziato a
farlo da quando ho avuto in sorte di lasciare la città e abitare in una lembo
di selvaggia natura … Quante cose ha da dirmi un fiore … Stamattina i boccioli
del rododendro, comprato al mercato per riprodurre un po’di Tibet, sta aprendo
il verde dei sepali e si vede già il
rosso della sua futura corolla … E il merlo maschio ha deciso di farsi il bagno
nella poca acqua che scola dal sottovaso … ma grosso com’è c’entra appena … ed
è buffo !
Eppure il mio
cuore è in agitazione …. quante cose lo disturbano … Ecco se torno ai gigli del
campo e agli uccelli del cielo, mi regalo un po’ di quiete e di serenità! E
guardo anche il cielo.
Oggi nuvolo, un po’ afoso … grigio uniforme,
come tante volte ad Aprile quando staccano per contrasto i bei viola dei fiori di glicine allungati.
Pioverà? La terra ha sete, in questi giorni ha tirato vento, vento fresco sul
caldo del sole: una sensazione piacevolissima, come di banchina di un piccolo
porto di una cittadina di mare … Sarà, ma la nostra vita, penso, non può
prescindere dal cielo. Ho bisogno di vederlo ogni mattina, subito dopo aver
aperto gli occhi, di scrutare i suoi umori, quello che mi regalerà nella
giornata e che mi suggerisca come dovrò vestirmi. Sto attenta che il mio umore
non sia plagiato dal suo, allontano la tentazione, ma non posso fare a meno di
sentire un po’ di ansia per questa calotta misteriosa che non so cosa mi
prepara e mi cela … Nessuna scienza è riuscita mai a dominare i capricci del
tempo, gli umori delle maree, l’improvviso alzarsi delle onde, le piogge di
meteore, la grandine, la neve ,il calore del ventre della terra, i suoi
rigurgiti. Possiamo studiare i fenomeni della Natura, analizzarli, a volte
prevederli o riprodurli artificialmente, ma dobbiamo riconoscere che siamo
sotto il Cielo, in tutti i sensi e che il nostro limite è l’orizzonte, oltre il
quale immaginiamo solo altri mondi, come
antichi naviganti alle colonne
d’Ercole.
Finché l’uomo
sentirà questo limite vuol dire che vive costantemente in una tensione
verso l’Infinito; è questa predisposizione d’animo che lo rende
“religioso”, “pio”, umile, vero; che lo
colloca nella sua vera realtà. Essere creatura.
L’altro
giusto atteggiamento è quello di sentire una fratellanza con tutto il resto del
mondo, perché appunto tutte le cose sono sotto il Cielo, affratellate da uno
stesso destino di collocazione: nel Mondo!
Perché mai le guerre, quindi, e le diversità? Perché l’avidità e il
denaro? Una canzone di Steve Wonder diceva: “il sole è di tutti e la strada appartiene anche a te” … Il Sole
lassù è principio primo di tutti, calore e vita per tutti e la terra quaggiù è strada per ognuno..
Forse è proprio la strada che ci costringe a guardare in basso, a stare attenti,
ad occuparci di altre cose, non del cielo, altrimenti cadiamo nella buca come
l’uomo delle barzellette … che per guardare in alto non vede i lavori in corso.
La strada a volte ci costringe a chiedere aiuto, a volte ci fa smarrire ,
spesso ci riempie di stimoli, di emozioni, qualche volta di incidenti, di
dolori … La strada è varia. certe volte si perde il senso di percorrerla, non
si sa bene dove si sta andando, ci si sente nel flusso come la goccia insieme
alla sorelle gocce di un fiume o di un ruscello. Forse esse sanno di andare
alla foce, il fatto è che lo sentono come una morte, una fine … Ma anche lì le
gocce non riescono a vedere oltre la
foce …
Constato che a volte il dolore fa scaturire gioia, come
a volte la gioia assume un sapore amaro … Niente è un assoluto. Tutto è
movimento e danza … Il sole che viene a Est il mattino, percorre la volta del
cielo e va a dormire a ovest la sera … luci e ombre, spostamenti continui,
visioni di punti di vista diversi … il sole cammina o è fermo? … Il fotografo,
l’artista inseguono la sua luce preziosa per creare i loro capolavori … e
spesso creano loro delle luci artificiali per far splendere di più i loro
soggetti da riprodurre ….. E la vita è
bella, … La vita è bella pure nel dolore della guerra … Che mistero, ed è
davvero così!
Non
è meraviglioso?
7 - Contributo di Ignazio
Bellezza come
incompletezza, come consapevolezza dei limiti.
Diceva Tonino Bello
che noi tutti siamo come degli angeli con una sola ala: questo ci rende
impossibile volare da soli. Abbiamo bisogno di appoggiarci a qualcun altro per
potere volare ambedue ciascuno mettendo in comune la propria ala.
L’umiltà, che ci dà la
consapevolezza del nostro limite, ci spinge alla comunione con l’”Altro” e con
gli altri: “senza di Me, non potete far
nulla”, ci dice il Cristo che ha voluto condividere la nostra umanità e la
nostra debolezza, facendosi uno di noi per poterci prestare la sua ala potente.
È il nostro orgoglio
ad impedirci di comprendere che il
nostro volo è tarpato dalla pesantezza del pensare che “sono io che agisco e creo, che possiedo questa cosa e quella e non ho
bisogno degli altri se non perché possano
riconoscere quello che valgo, ecc.”. Io,
me, mio: sono i tre termini più usati, tipici della coscienza dell’ego,
capace solo di farci razzolare per terra come i polli, e che ci impedisce di
realizzare che siamo stati creati, come direbbe Tony De Mello, per volare nel
cielo come aquile divine.
Gesù ci insegna a
pensare in termini di noi, nostro:
“Padre nostro …”. Solo vivendo in questa dimensione comunitaria,
consapevoli di essere ciascuno non altro che una tessera del mosaico e che solo insieme alle
altre tessere siamo in grado di manifestare il volto e l’immagine impressa
nell’uomo dal Creatore (“a sua immagine e
somiglianza li creò”). E come le tessere del mosaico siamo tutti diversi e
tutti necessari per realizzare il piano
progettato ab aeterno da Dio
per i suoi figli. Sono molto grato a Felicita e Vincenzo per averci regalato
quella frase stupenda che don Valentino Iezzi ha scritto per il 25° del suo sacerdozio: “Ogni uomo che nasce su questa Terra è
qualcosa di nuovo, qualcosa che non è mai esistita prima. Non c’è stato nel
mondo qualcuno uguale a te, perché se ci fosse stato, non sarebbe stato
necessario che tu nascessi. Spero che tu sappia quanto è importante per me la
tua presenza. Tu sei per me un dono del
cielo” (don Valentino).
Anche Dio ci si rivela
come relazione trinitaria, come comunità interdipendente ed indissolubile di
tre Persone divine: quale lezione splendida per il nostro ego orgoglioso che
pretende di accamparsi come centro intorno a cui tutto dovrebbe ruotare!
8- Contributo di Marina
Che dire?
Di fronte ad un tema così mi
si affollano nella mente molteplici immagini che parlano di bellezza: sorrisi,
fiori, paesaggi, colori, opere d’arte … chi più ne ha più ne metta …
Ma non è questa l’accezione
del tema sulla quale mi perderei e divagherei con facilità e per lungo tempo.
Siamo tutti d’accordo credo,
nell’attribuire bellezza alle cose sopracitate …
Gli spettacoli che la natura
ci offre ogni giorno, ogni stagione, non penso si possano mettere in
discussione o non considerare belli!!!
Io poi che “ mi incanto”
letteralmente anche di fronte ad un solo fiore … ne avrei da dire in questo
senso …
Ma dopo questa premessa
vorrei soffermarmi a considerare insieme a voi, la bellezza che sta nelle
piccole azioni quotidiane che spesso e con troppa superficialità diamo per
scontata.
Vi faccio alcuni esempi che
possono sembrare banali, ma con l’andar degli anni e alla luce di esperienze
personali e altrui, non mi sento più di dire che … tanto è ovvio che sia così …
no, non è ovvio, è semplicemente bello, ed è soprattutto motivo di
ringraziamento.
Aprire gli occhi alla luce
del mattino ( vedere magari il sole che sta sorgendo … ), e scendere dal letto con
le proprie gambe ( una mia amica morta giovane, nel suo testamento spirituale
diceva di compiere queste prime due azioni della giornata anche per lei che non
lo avrebbe più potuto fare … e soprattutto poi … ringraziare ), se può sembrare
scontato e routinario, è invece un primo gesto di grande bellezza che, a
differenza di tante altre persone, a noi ci è fortunatamente concesso.
Che dire poi dei volti che
incontriamo andando al lavoro, dei sorrisi, degli occhi stanchi, tristi, vispi
… dei buongiorno, detti o taciuti … del caffè condiviso, di una gentilezza
inaspettata
Piccole cose che possono
diventare grandi …
L’elenco potrebbe continuare
… ma non voglio tediarvi.
Sì, la vita è dura in certi
momenti, in certi periodi, ma se impariamo a scoprire la bellezza nelle piccole
cose della nostra quotidianità, la pesantezza cambia, il dolore si sopporta
meglio e la salita è meno faticosa perché sappiamo che alla fine ci aspetta un
bel panorama da gustare!
La bellezza è dentro e fuori
di noi … accompagna i nostri passi, frequenta le nostre strade (anche se non si
direbbe perché nelle strade di oggi dilaga la violenza e il degrado …), qualche
volta si ferma ad aspettarci … Sta a noi saperla cogliere …
Io mi sforzo ogni giorno di
incontrarla (a volte con fatica, perché mi lascio sopraffare dai mille problemi
…), perché essa ingentilisca la mia vita e mi inviti a pronunciare le parole
del salmo … “ Abbiamo contemplato o Dio le meraviglie del tuo amore “ e … non
posso che ringraziarTi e benedirTi!
Teniamo lucide allora
le lenti del cuore … anche se arriva l’ombra e scompare la luce …
Un abbraccio a tutti e
grazie di esistere (anche questo fa parte della bellezza). Marina
9 - Contributo di Hélène Raccat
Vorrei introdurre la
Bellezza con queste parole :
"la bellezza non è un
concetto, è una realta spirituale."
Geneviève Jorgensen
Lampi di Bellezza:
(In India, prima del sorgere del sole aspettando il
bus)
India, al mattino
presto, ancora buio. In quella zona deserta scende un ragazzo senza alcuna
apparenza di bellezza. Mentre si fa più vicino, temo di chiedergli del bus. Fu
l’ascolto delle sue parole: tanta chiarezza! tanta dolcezza ! e il ragazzo
prosegue.
Mi appare tuttora la sua
Bellezza.
Le lampadine dei
mercanti di cibo vacillano. Nessun posto asciutto, salvo alcuni cm. intorno al fornello.
Un fango nero invadente è da
per tutto . Alzo gli occhi verso cielo: c erano due colombe bianche più che la
neve. Si incrociavano in alto più volte sopra noi ... una bellezza indicibile .
A Spello nell’eremo Charles de Foucauld.
È inverno. Avevo spostato il
materasso vicino al fuoco.
Svegliata in piena
notte vedo con i miei occhi la luna piena alla cima del tubo del camino. La
gioia piena!
La Bellezza in
riassunto :
"Nelle nostre tenebre
non c è un posto per la bellezza
ogni posto è per la bellezza
."
Dans nos ténèbres il n y a pas une place pour la
beauté . Toute la place est pour la beauté ." R.CHAR .
SAN FRANCESCO non dice altro
:
"O Sommo e
Glorioso Iddio , illumina le tenebre del mio cuore ...
" Il più bello tra i
figli dell’uomo" l’aveva affascinato.
10 - Contributo di Loredana
Questo tema mi ha
pungolato assai, suscitando molte domande, ma mi soffermerò su due in
particolare: Cos’è bello per me.. Cosa
vuol dire” essere una bella persona”. Però a me non venivano le risposte, così
ho pensato di raccogliere informazioni interrogando alcune persone e anche
delle mie amiche.
Con grande meraviglia
ho scoperto che è stato bello ascoltare e confrontarsi, permettersi di entrare
quasi in punta di piedi nell’intimo altrui. Il termine bellezza viene davvero
inteso in modi diversi e soggettivi che
possono sfociare in altri significati. Perciò, dopo questo scambio di pareri ho
ritenuto necessario raccogliermi in un’azione di discernimento e puntare sul
mio “sentire”. E, mi è venuto incontro il racconto della creazione nella Bibbia: Iddio vide
tutto quello che aveva fatto, ed ecco, era molto buono. (Genesi 5-32)
A me piace pensare che
la parola buono possa identificarsi con bello e prezioso, come un seme di
bellezza che si è insinuato nel Creato spargendo un’armonia tra la natura, gli animali e le persone. Questa sensazione di Unione
nell’Unità è davvero una cosa grandiosa, favolosa.
Ripercorrendo alcuni
tratti salienti del mio cammino verso la ri-educazione spirituale, ricordo
che era un grande piacere andare ad incontrare la Parola, frequentare dei corsi
di catechesi, uscire di casa per incontrarsi e attingere alla fonte dello
Spirito riunendosi in gruppi di preghiera, tutto ciò ha scosso e animato il bello che dimorava in me.
Infatti, mi paragonavo ad una piccola casa, ma con finestre che si aprivano
verso orizzonti nuovi e meravigliosi, ancora inesplorati per
me.
Questo mi ha portato a
compiere un’azione considerata importante nello sviluppo della mia personalità: la spoliazione delle maschere
accumulate negli anni e che offuscavano la mia autenticità. Ancora mi
assalgono i dubbi, mi riesce meglio dare consigli che consigliare me stessa, ma
confido nel tempo che dovrebbe portare alla conquista della saggezza. Anche
questo è bellezza assaporare il gusto dell’attesa!
A tutt’oggi mi
confermo un essere in evoluzione, senza piangere su mancate realizzazioni,
perché … il bello deve ancora venire!
Forse “essere una bella persona “ sta
proprio in questo divenire.
11- Contributo di Simonetta
Dopo i primi trenta anni di vita trascorsi ad imparare e a sperimentare nei
primi anni di lavoro, ho trascorso altri trenta anni nell’impegno per la salute
delle donne e dei bambini nel mondo, soprattutto là dove ci sono meno servizi e
più povertà.
Poi ho sentito l’esigenza di dedicare l’ultima parte della mia vita ad una
ricerca che avevo intrapreso fin dai primi anni di adolescenza senza potergli
dare spazio e tempo come avrei desiderato.
Così ... SoStare alla
Presenza è nato!
Sostare alla Presenza si è formato pian piano nel tempo, ma possiamo dire
che da poco è uscito alla luce e ha il suo certificato di nascita. Il logo è
stato depositato come Marchio d’impresa presso la Camera di Commercio di
Bologna il 16 novembre 2015.
Nel logo è disegnata una spirale e ci sono alcune parole: la spirale: richiama
l’oltre, è un simbolo antico e potente. Cammin facendo ci aiuterà a salire e
vedere oltre e a penetrare nel profondo di noi e del creato diventando più
consapevoli e felici.
Il nome "sostare" e "so stare" davanti alla Presenza
richiama l'assoluto, il mistero, il "lontano-vicino"... da cui
veniamo, che ci abita e a cui tendiamo.
Il contenuto, come forse intuite, attiene all'area dell'interiorità, della
consapevolezza e della spiritualità, al cammino che l’essere umano è chiamato a
fare per diventare sempre più umano e divino, cioè per trovare il senso della
sua vita, della Vita di Tutto e di ogni cosa.
Questo "movimento" non ha ancora una forma definita: non è un
circolo, né una rete, né un cenacolo, ma può essere tutte queste cose insieme e
molto altro. Come ogni bimbo appena nato va nutrito, curato e si vedrà “cosa
farà da grande”.
Per ora restiamo sulla soglia, al confine, sul crinale. Ma il seme è
gettato: se son rose, fioriranno...
Dunque per ora vi ringrazio della vostra
attenzione e partecipazione e vi saluto con affetto
12 - Contributo di Maria Rosa
La bellezza è tutto ciò che dice qualcosa di Dio.
E’ ovunque, in sovrabbondanza,
tanto da sembrare quasi “sprecata”, quando non è manifesta ma nascosta, sia
nella creazione che negli uomini.
Porto un esempio: mi è
capitato di scorgere un bellissimo cespuglio fiorito, era nascosto e pochi
avrebbero potuto vederlo. Questo mi ha fatto pensare a quanta bellezza esiste
senza essere vista. Esiste per la gioia di esistere, non importa se non è
ammirata da qualcuno.
Se ne deduce pertanto la bellezza dell’UMILTÀ di Dio,
il quale non ostenta la Sua magnificenza, la Sua grandezza e non si cura se è
nascosta agli occhi degli uomini. Lui dona per la gioia di donare, a “fondo
perso”. Quale insegnamento per noi!
C’è una bellezza nascosta
anche negli uomini e paradossalmente proprio nella sofferenza. Anzi, a volte la
bellezza viene “provocata” nell’essere umano, viene alla luce, a motivo della
sofferenza. Penso ad una serata,
organizzata nel mio paese, nella quale diverse persone hanno raccontato come
sono riuscite a perdonare chi ha ucciso uno o più dei loro familiari. Racconti
difficili, densi di dolore e di amore per i loro cari, ma con denominatore
comune: la grazia divina intervenuta
nei loro cuori e nelle loro menti per
giungere al perdono. Umanamente non ne sarebbero stati capaci. Per me è
stata una serata indimenticabile: era il vangelo vissuto!
Queste persone risplendevano di una bellezza divina,
la bellezza della misericordia e del perdono ... per grazia di Dio!
13 - Contributo di Giovanna
Sento molto forte come
BELLEZZA in questo tempo,- il “CONTEMPLARE” dal mio...cellulare!- i vostri
volti e il vostro vissuto: mi piace
contattarvi ogni tanto, … specie i più “soli” o in un
momento duro – E' bello condividere man mano le cose che accadono nel nostro
“feriale”...Sacro-! Un grande
GRAZIE..,Sì: lo sento un “Punto di Bellezza”.
Ho vissuto in modo
intenso come non mai,- quest'anno,- il DIALOGO INTERRELIGIOSO, ...come
BELLEZZA,incoraggiata, tra l'altro dal nostro CARD. BASSETTI, di Perugia, che
mi ha detto con voce forte e determinata:” Tenete duro!andate avanti...Per la
PACE...è il DIALOGO -la vera “CARTA
VINCENTE”!
E, proprio a Roma, ho
vissuto in questi giorni – in questo senso- L'INCONTRO con una parte (venuta da
tutto il Mondo) – dello stesso Gruppo che mi aveva invitata in INDIA a
Novembre.
Dove avevo parlato su
S.Francesco e ...l'indicibile, stupendo AMORE del “mio PARTNER”, che è :un
DIO “Trinità”...UNO-TRE- ed ero rimasta commossa nel vedermi regalare,
là!-un anello d'oro con TRE
brillantissimi zirconi! A ROMA,
molti mi han detto (ed erano tanti Giovani)...quanto fossero rimasti “toccati”
dalla mia Ora in Inglese: ma,e lo sapete ormai tutti...”non ero stata io
a parlare, ma...LO SPIRITO”! Era quello per cui vi avevo chiesto di
pregare. E...che “Punto di BELLEZZA” è stata per me,...quella ESPERIENZA di
“...essere ATTRAVERSATA dallo SPIRITO, come da una Corrente, che usciva piena
di entusiasmo e di gioia, fuori di me, come un torrente impetuoso, nato dal più
intimo “SE'…!”A ricordarlo mi viene da piangere, e...so che “RESTA”! Non può, non restare...LO SPIRITO, che ...ti
“attraversa”,così!
E...non avevo forse io
cantato all'inizio, proprio la piccola Preghiera di Francesco, che amo
tanto?…”Santo e Glorioso DIO, illumina il cuor mio, dammi una FEDE retta;
SPERANZA certa...e CARITA' Dammi
UMILTA' profonda e SCIENZA ,che non confonda...”
Anche al SWAMI che mi
ha invitata a Roma, è capitata l'Esperienza, appena arrivato in Puglia, di
sentirsi interiormente e sorprendentemente “chiamato” da PADRE PIO che gli diceva di venire dove
lui aveva vissuto, in questa Regione, che...lo aspettava! E...proprio il Padre
Guardiano, P. Francesco era andato incontro a questo Interreligioso Gruppetto,
con le braccia spalancate:
“Sono molto commosso!
Pensate che in questi giorni, dovevo essere in India...e con dolore, non ho più
potuto...Ma -ecco!- che è l'INDIA che
viene da me”! Vi porterò in luoghi speciali della vita del Padre, che di
solito non mostro alle migliaia di pellegrini-
LA BELLEZZA – per
questa pellegrina vostra “didì”,- è stata nella Vita, La Preghiera, con la
“tavola e Strada” che sono i due Luoghi privilegiati del Vangelo.
E ora,...c'è- IL
CIELO-! Ho 81 anni...e mi avvicino al Cielo...che in tutte le mie tappe e
mappe, ho sempre amato chiamare...”L'INVISIBILE ACCANTO”…!, il “celato”...ma
così vicino e vivo!
E io, amo contemplarlo passo
passo, cercando di avvicinarmi “curiosa e lieta” a questa nuova AVVENTURA,
che...mi spalanca improvvisamente uno “SPAZIO nuovo”, anche nelle più piccole
cose...nelle persone più vicine...nei più piccoli eventi. E' uno SPAZIO di
grande RESPIRO! È una nuova Adorazione .”come da due ...UNO” !
Così, mi preparo...da
pellegrina, e contemplativa (pur se,...ancora un po' birichina!...)a QUESTA
NUOVA BELLEZZA del SUO Amore per me-: IL
“CIELO” !
Un grande abbraccio Giovanna
14 - Contributo di Margherita
Della bellezza sono
grata!! Essa attrae sempre! Il Buon
Pastore è tradotto come il PASTORE BELLO, nel Cantico dei Cantici tutto è un
trasporto di bellezza, di profumi, di fragranze e dolcezza che rimanda a
qualcosa di profondo.
Tutta la mia vita è
disegnata dalla bellezza della NATURA e dalla sua energia, da incontri ed
amicizie che hanno segnato nel profondo
la bellezza che sono anch’io e che porto come missione al mondo.
La bellezza affascina, ma è
anche ingannevole e se ne facciamo un assoluto diventa malattia.
L’essenza della bellezza è
la vita stessa e Colui che ci ha creato lo è veramente!
Cito alcuni fatti che sono
stati significativi perché sinonimo di bellezza è la contemplazione!
Carlo Carretto a Spello
quando di sera, dopo cena, ci faceva guardare il cielo. Da bravo pedagogo che
era, attraverso la bellezza del cielo con le sue stelle e la sua luce, ci
faceva viaggiare nell’Amore del Creatore e di quanto BELLO E’ . Tutto il
creato è segno della SUA BELLEZZA e
contemplando le sue opere ci nutriamo del suo Amore gratuito per l’eternità.
Ho ritrovato questo “sguardo al cielo stellato” in un’
indimenticabile notte passata sulle dune del deserto algerino vicino a Beni
Abbès : un regalo di Charles de Foucauld e di mio papà da qualche anno ritornato alla casa del
Padre. Uno spettacolo indicibile che non mi ha fatto chiudere occhio per tutta la notte!
Un regalo e un bellissimo
biglietto di presentazione del Signore, attraverso la bellezza della natura !
Non hai dubbi se esiste o no ! Senti che c’è e questo ti basta!!
La bellezza dell’umanità che
ho incontrato in alcuni viaggi : In Tanzania con i masai, in Algeria con i tuareg,
In India con gli indù e in Israele
con gli ebrei. Culture e fedi
diverse, ma facciamo parte tutti di un’unica UMANITA’! Cosa buona e bella!!
Anche leggere
qualche libro è sempre un punto di bellezza che cerco e che mi viene incontro,
in particolare gli scritti di Charles de Foucauld, di un’anima donata al
Signore che rivela la bontà del Signore nella sua vita e in continua relazione
con l’amato.
Citazioni: “L’adorazione, quest’ammirazione muta che è
la più eloquente delle lodi. Quest’ammirazione muto che racchiude la più
appassionata dichiarazione d’amore”. (Charles
de Foucauld)
…” Alla fine c’incontreremo faccia a faccia con l’infinita bellezza di Dio
e potremo leggere con gioiosa ammirazione il mistero dell’universo, che
parteciperà insieme a noi della pienezza senza fine.”(laudato Sì n.243 di Papa Francesco)
…” Altissimo onnipotente bon
Signore tua è la lode, la gloria e l’onore ed ogni benedizione” (cantico di Frate Sole)
15- Contributo di Gabriel
Ho iniziato nella mia vita a
considerare il valore della “ lentezza”: fermarsi, ascoltare, percepire i
suoni, i profumi e i colori che mi circondano
che nutrono la mia anima di bellezza.
Il banchetto che organizzò
Gesù con i suoi discepoli prima della sua passione, è carico di un gesto
d’amore e di esempio che mi colpisce molto.
Nella lavanda dei piedi Il Signore s’identifica come servo e rimanda
questo stile anche ai suoi discepoli, alla Chiesa e quindi anche a noi.
Il servizio è principio
attivo della fraternità ed è uno dei punti di bellezza che ha cambiato la mia
vita, anzi l’ha trasformata e riempita di senso profondo.
Il contemplare la bellezza
che mi circonda mi fa dire questa espressione “ che bello”, che è sinonimo di
gratitudine perché niente è scontato e
tutto è dono! A fronte di questa
consapevolezza mi sento più
responsabile crescendo come uomo e come
cristiano.
La paura la sento, ma non mi schiaccia e non ha potere
su di me perché sono nutrito di quella libertà che solo il Signore ti dà:
sentirmi amato e condotto dalla Sua mano sui sentieri non sempre facili del
cammino della vita. E’ una Presenza che si fa concreta nel mio quotidiano negli
incontri che faccio e nella bellezza del mio lavoro
d’imbianchino, che mi permette di frequentare abitazioni diverse, e volti nuovi
di giovani ed anziani e dove trovo sempre qualcosa da imparare mettendo da
parte il mio IO e la sua presunzione.
Lo Spirito Santo Consolatore e difensore che mi abita
m’ispira a scegliere ciò che è vero e bello da ciò che non lo è.
Anche gl’incontri settimanali sul vangelo della
Domenica che condivido con altri a casa mia o a casa di altri mi aiutano a
tradurre il vangelo nella vita per una
conoscenza profonda del Signore Gesù e della sua Volontà che è costruire il
Regno di amore, giustizia e pace nel mio quotidiano e questo è cosa buona e
bella.
16 - Contributo di Pietro
La cosa più bella nell'incontro di
Assisi è stato il percepire che le vostre bellezze risuonavano nelle mie
bellezze... Un ragazzo della comunità dove lavoro, assiduo bestemmiatore con il
vizio di irritare chiunque, che dopo due giorni che è diventato maggiorenne e
quindi uscito, mi chiede cortesemente un passaggio e mi ringrazia con sincerità.
Si passa al dialogo con i giovani mussulmani di Reggio Emilia sulla tradizione,
sulla fede, su Dio... e di nuovo immerso in natura in un corso dove sono potuto
stare in natura e lasciare che essa potesse risuonare in me facendo emergere il
cammino in cui la sorgente mi ha accompagnato fino ad ora. In questo
cammino passo a passo, mi ha portato ad un canale semplice e meraviglioso che a
mio avviso rispecchia la diversità delle attenzioni e dell'amore che Dio
riserva ad ogni creatura, l'Orto Sinergico. Qui mettendo vicine piante che
beneficiano le une dalle altre e fiori che allontanano gli insetti malefici,
lasci che il suolo indisturbato si arricchisca di vita sempre più negli
anni dando vita e arricchendosi della morte delle piante come nelle foreste.
Grazie!
Ne
approfitto per fare un appello: verso metà ottobre mi sto organizzando per
andare in India, da Atmananda e non solo per 1 mese e mezzo o 2. Se c'è qualche
compagno di viaggio, magari che è già stato in India, di cui siete a conoscenza
e che ritenete opportuno avete la mia mail. Grazie!!!
17 - Contributo di Silvia
"I regali ricevuti in questo cammino sono tanti,
spesso mi accorgo che sono molti più delle mie capacità, questi doni mi
stimolano continuamente a mettermi in gioco e mi aprono nuove strade....tanto
che a volte mi portano in confusione.
Bellezza è l' inaspettato, l' inatteso, "evento
Benedetto" che si manifesta.
Bellezza è abbandonarsi e lasciar fare a Lui, cercando
di essere fedele alle emozioni, al mio sentire.
Bellezza è trovare la propria strada in sintonia con
quella di altre persone, quindi ricevere al momento giusto una parola, un
contatto, un segnale inaspettato che incoraggia nella via e sentirsi parte di
un progetto più grande."
18 - Contributo di Massimo
La bellezza è nella vita stessa, nel creato e ne
possiamo beneficiare in ogni momento. Si manifesta in infiniti modi,
maestosamente o con delicatezza.
L'importante però è saperla scorgere, vederla,
amarla e gustarla. La vita pellegrina ci insegna e ci educa a fare questo.
Il pellegrino "cammina" per il mondo,
incontrando i fratelli lungo la strada della vita, nel creato che gli
è stato affidato.
Lo fa lentamente, ponendo attenzione ai suoi passi,
memorizzando il percorso che sta seguendo e custodendo nel cuore ogni incontro
e ogni dono ricevuto.
La bellezza deve essere colta nel momento,
nell'attimo, vivendo con attenzione il presente perché è nel presente che il
pellegrino vede, incontra, ama.
19- Contributo di Adriana
Voglio esprimere ciò che
vivo come bellezza in questo periodo.
Da qualche tempo, nella zona
in cui vivo, si parlava dei rifugiati che vi dovevano essere accolti. Riunioni,
supposizioni e chi più ne ha più ne metta, senza riuscire mai ad avere
un’informazione concreta, una possibilità di presenza.
Una Domenica, dopo la messa
nella chiesa dedicata a Charles de Foucauld ( non ci vado così spesso perché la
mia parrocchia è sotto casa), decido di partecipare al pranzo della Caritas che
si tiene ogni due settimane. Neanche fosse un appuntamento, fanno venire un
gruppo di rifugiati alloggiati al Convento dei Cappuccini e di cui, fino a quel
momento, non si era riusciti a sapere un bel niente. Ci sono due posti liberi
alla mia destra e di fronte al mio. Mi sbraccio e due esseri chiusi vi prendono
posto…
Ora la cosa assolutamente
bella per me è l’andare a trovarli quando posso, quando me la sento, senza una
progettualità programmata, ma con una chiara intenzione ad essere me stessa. E
così porto ciò che sono e ciò che sono viene estremamente apprezzato. Le comunicazioni
sono semplici e profonde. Quando c’è paura, sofferenza,….. il poco è
tantissimo. Sto attenta a non portare mie confusioni, a ”tenere la mente nel
cuore”, come dicevo con voi e Tommaso un paio di anni fa. E’ bellissimo, mi
colma l’anima. Sono rapporti umani che sento fisicamente nel cuore.
Purtroppo la cooperativa che
negli ultimi tre mesi ha realizzato uno splendido lavoro è stata estromessa dal
servizio da un giorno all’altro, senza troppe spiegazioni. Chi è triste, chi è
spaventato … ora chi verrà ? che sarà ? Chiuderanno di nuovo i cancelli a tutti
quei paesani, quasi tutte donne di ogni età, anche immigrate qui da decenni e
decenni, che vengono, girano, offrono un po’ di se stesse e senza pretese
regalano chicchi di normalità.
( “ Io qui ho studiato per la prima volta in
vita mia “ dice come può A., e come gli piace !! arrivato pochi mesi fa
analfabeta “ tra un anno parlerò perfettamente italiano” è contento, studia con
impegno. – “ la mia presunzione ...” dice invece L. osservandosi. Lui ha fatto
addirittura tre anni di università, ma gli hanno ucciso la sorella e va dicendo
di essere figlio unico, trasforma ogni realtà. Questi sono solo due su 48.
Immaginate un po’. Quasi tutti torturati nelle carceri libiche, con conseguenze
diverse ).
Senza troppe remore, se
scegliere tra una cena da amici o una telefonata e un salto da loro, i dubbi
sono pochi. L’importante è che ci vado “bene”.
2
Altro argomento riguarda
invece il mio avvicinarmi all’Eucarestia durante la messa. Ma quale “ non son
degna …” Dentro di me, anzi a bassa voce, dico “ Grazie Signore che m’hai
chiamata, ne son contenta, vengo subito ! “ E non a testa bassa e petto
contrito, ma con un brindisi di chi ha avuto un privilegio. Essere invitati ad
un banchetto, ad una festa ! Con la gioia di un’invitata !
Mi è uscita così, da sola,
un giorno. E trovo che sia una cosa veramente bella, un regalo.
Ora scusate se spesso
negl’incontri porto pesantezza. E’ quella del mio quotidiano pieno di
complicazioni affrontate con fatica e timore. Un giorno, prima di venire, mi
sono come svegliata in una bolla di solitudine e mi sono chiesta “ ma dove sono
gli altri? ma appartengo a qualcosa? a che cosa appartengo? “ Mai voglia
esserci una pretesa nell’esporre queste sensazioni. Sono miei stati e mie constatazioni.
A volte ne sono imbarazzata, perché li rendo visibili. Ma allo stesso tempo
vedo continuamente i fili tessuti intorno a me e con me, e ne sono grata.
Il nostro è veramente un bel
gruppo, una bella realtà.
N.B.
I cancelli non si sono
chiusi … hanno assunto qualcuno del posto che conoscevo … qualche operatore ha
lasciato la cooperativa e resta a lavorare per i cappuccini … Piano piano, la
vita continua.
20 - Contributo di Anna Rita Germani
Il vocabolario Treccani definisce la parola bellezza "l'essere
bello, qualità di ciò che è bello o che tale appare ai sensi e allo
spirito".
Però, un conto è dire è “una persona bella” (che attiene ai sensi)
e un altro è dire è “una bella persona” (che attiene allo spirito).
Ad esempio, Madre Teresa, esteticamente, non era bella ma, al suo
cospetto, non si poteva non essere affascinati dalla sua Bellezza.
Quindi la vera bellezza, quella che a mio avviso vale la pena di
essere maturata, è stabile, non risente del trascorrere del tempo, non tocca la
vista ma il cuore, conduce all'essenziale, alla Verità e dalla Verità
all'Amore.
Abbiamo bisogno della bellezza perché nutre l'anima.
Bellezza, in generale, è tutto quello che ci aiuta a sganciarci
dalla personalità per farci avvicinare e farci conoscere il Sé interiore, che è
il Divino in noi.
VIVERE LA BELLEZZA
La strada per connetterci stabilmente alla bellezza è cercare la
Verità nel nostro quotidiano, nelle nostre scelte e nei rapporti con le
persone.
L’impegno da infondere nell’obiettivo sintetizzato egregiamente in
quanto era scritto all’entrata del Tempio di Delfi “uomo conosci te stesso”,
dovrà essere stabile e costante. Vuole dire abbandonare le bugie e la pigrizia
- che tante volte ci fanno comodo per non vedere ciò che in noi è migliorabile
– e smettere di evitare l’impegno connesso al cambiamento che può condurci alla
conoscenza della Verità in noi.
Per fare questo lavoro bisogna imparare ad amarci e ad osservare
senza giudizio i nostri modi di fare perché la correlazione tra verità e amore
è molto stretta: senza verità non c’è amore e senza amore non c’è verità.
E’ un passaggio fondamentale che ci permette poi di spostarci
dall’io al noi e che ci consente di relazionarci positivamente con il nostro
prossimo senza giudicare.
Bisogna inoltre saper guardare fuori di noi e lasciarsi andare a
ciò che il cuore ci indica.
Durante questo cammino sono molte le persone e le esperienze che
ci vengono incontro: bisogna però saperle riconoscere per poterle vivere con
apertura di cuore.
Mi viene, come esempio tra tanti, la vita di Jacopa dei Settesoli
(vedi allegato a parte con alcuni stralci della sua vita).
E’ semplice oggi pensare a Francesco come a un Santo ma per molti
dei suoi contemporanei era un essere strano e, come diremmo oggi, un emarginato
in parte sia dalla sua famiglia che da molti dei suoi contemporanei.
A Iacopa invece è bastato ascoltarlo durante una sua predicazione
a Roma e ha subito riconosciuto la possibilità di contattare, attraverso di
lui, la Verità.
Da quel momento ha fatto di tutto per essergli vicina e per
seguire i suoi insegnamenti.
Dal momento che le strade per risvegliare in noi la consapevolezza
della Verità sono sempre presenti, in ogni luogo e in ogni tempo, dobbiamo
chiederci se siamo e/o siamo stati in grado di riconoscerle nel corso della nostra
vita, se ci siamo lasciati prendere dalla pigrizia o se ci siamo lasciati
limitare e influenzare dalle parole di altri …. insomma, abbiamo colto le
occasioni che ci sono venute incontro?
LA BELLEZZA COME RECUPERO DELL’ESSERE UMANO
Tempo fa ho visitato la comunità Mondo X di Padre Eligio a Cetona
in Umbria. E’ una casa che ospita persone cadute nella dipendenza da droghe
che, attraverso una particolare cura della persona, dei luoghi frequentati e,
in generale, di ogni particolare del quotidiano, consente a coloro che si sono
momentaneamente persi di ritornare a contattare quella dignità che caratterizza
gli essere umani liberi da schiavitù.
Il paesaggio che vidi era molto essenziale, molto Zen, ma nello
stesso tempo pieno di armonia.
La bellezza che può ispirarci a ricercare, nella vita di tutti i
giorni, il mistero che avvolge ognuno di noi può passare anche attraverso
l'arte, la musica, la poesia, i film, il teatro e la frequentazione di esseri
alla ricerca della bellezza.
Erri De Luca ha scritto: “«Scandalosamente bello»: questa è la
parola d’ordine assegnata da Gino Strada ai suoi ospedali.
La bellezza è il ricostituente indispensabile alla terapia,
perché rianima la volontà di guarire: la bellezza opera da catapulta di
energie sopite.
La bellezza è anche un vaso di fiori davanti a una baracca
misera ma pulita”.
Insegnamenti sulla Verità
Ogni essere è una incarnazione della Verità, e il compito di un
essere incarnato è diventare cosciente della Verità.
Non è difficile conoscere la Verità perché essa è già insita in
ognuno: pertanto non ci si deve recare da nessuna parte, non c’è nessuno che ce
la deve consegnare e non deve essere mendicata.
Quale è la natura della Verità? E’ ciò che rimane stabile al di la
del tempo, delle circostanze e dello spazio.
Ad esempio la mente non è Verità perché oscilla.
Anche il corpo non è Verità perché attraversa varie fasi durante
la crescita: quando si nasce si è bambino/a, poi si diventa ragazzo/a, poi
uomo/donna e infine anziano/a.
Ciò che rimane uguale è la natura divina insita in ogni essere,
perché non ha né nascita ne morte (ininfluente al tempo), è ovunque
(ininfluente allo spazio) e tutti hanno la possibilità di raggiungerla
(ininfluente alle circostanze).
Si può condurre una vita di Verità solo se si vive l’aspetto
Divino insito in ognuno.
Colui che sogna può avere la sensazione di vivere nella Verità
perché sperimenta la mancanza di tempo andando da un posto all’altro e vivendo
la propria esperienza tutto in un attimo.
Solo al risveglio sarà cosciente che stava sognando.
E ancora, chi ci dice che anche in questo momento, proprio ora,
non stiamo sognando?
I Maestri, infatti, parlano sempre di quanto sia illusoria la
realtà che si impone nel quotidiano. Tutti loro, in ogni tempo e luogo, sono
venuti per svegliarci e per farci conoscere la vera realtà che è quella Divina.
Per conoscere la Verità può aiutare conoscere ciò che non è
Verità.
Ad esempio, in ogni statua è rappresentato ciò che era già
all’interno del blocco di marmo utilizzato dall’artista per scolpirla.
La liberazione è lo stesso.
Bisogna rimuovere ciò che non è la vera natura umana, ciò che è
falso, l’illusione.
Tutti gli sforzi devono essere incentrati nel non rimanere in ciò
che non è la vera natura, nel non essere ciò che non dobbiamo essere.
Bisogna portate allo scoperto la natura Divina di ogni essere
attraverso uno sforzo sincero ripetuto nel tempo per liberarsi da tutto ciò che
non è Verità e per sperimentare l’Amore.
Per liberarsi da questo altalenare dell’esistenza bisogna credere
fermamente che ciò che i Maestri seguitano a ripetere, è quella verità che
ciascuno deve realizzare.
Come si pensa così si diventerà: pertanto bisogna ripetere di
continuo “io sono divino, io sono divino, ….”.
Ricordatevi sempre ci concentrarvi e di vivere il vostro aspetto
divino. Se pensate a Dio … Dio diventerete perché voi già lo siete … solo che
non sapete ancora di esserlo.
Ripetetevi “io sono divino, io sono divino. ….”.
Quando comprenderete la Verità, scomparirà l’ignoranza.
Dio è un insegnante paziente, nel cammino non vi lascerà mai soli
perché verrà ad insegnarvi in migliaia di forme perché ogni forma è sua.
Sforzatevi e siate felici.
Dio è con voi sempre: vi insegnerà e non vi lascerà mai.
Una persona sincera nel suo sforzo giungerà, infine, alla
liberazione dall’ignoranza.
Rimuovete l’identificazione con corpo e mente: non cercate la
felicità in ciò che non può darvela, seguendo la natura di questo mondo che è
illusione.
Quindi, cercate il Divino e non vivrete più nell’illusione. Sathya
Sai Baba
CONDIVISIONI INCONTRO DI GENNAIO - ASSISI 2-5 /1 2016
Temi proposti:
1. Chiedersi quale sia la propria identità umana e spirituale
2. Il nostro vivere ed operare in questo momento storico a partire da un discernimento, da un
modo di collocarsi
3. Ascolto dello Spirito
4. Come essere testimoni
1 - Condivisione di Margherita
Carissimi, ho letto le letture bibliche suggerite per l’incontro, così determinanti per illuminare il
nostro pellegrinaggio sulla terra. Dio non ci molla mai abbiamo fiducia!! Al suo amore è richiesta una
risposta e siamo liberi di dire sì o no . Altrimenti rischiamo di farci un Dio a nostra misura … compresa
la sottoscritta! La nostra anima ha bisogno di nutrirsi di Dio, di Silenzio, che sono doni Suoi … non
lasciamoci fagocitare dalle mille preoccupazioni quotidiane piccole o grandi!
E’ importante il tempo dedicato al silenzio perché è il luogo dell’incontro e dove lo Spirito Santo
crea e ci rinnova! Altrimenti le lampade finiscono e perdiamo l’anima!!!
Trovo dolce, senza televisione e senza leggere nessun libro, passare in casa in silenzio momenti a
me molto cari e che mi fanno un gran bene!
L'intervista di Antonio Spadaro a Papa Francesco mi ha confermato sul discernimento e qui la fraternità è a nostro servizio!
Ascolto interiore e confronto fraterno, nella fedeltà degli incontri ( ci sono tanti modi per farlo)
Ascoltiamo lo Spirito.. abbiamo la fraternità nel nostro cuore. Vittorio Busca con le sue telefonate ci
aiuta molto in questo e come è per lui importante così lo è anche per noi!
Lotta e combattimento è l’esigenza di trasparenza o autenticità nel rapporto col Signore, altrimenti
ci facciamo degli idoli ed essi non mettono in viaggio, non creano inquietudine, ma ti chiudono in una
prigione ed è la morte spirituale!
Siamo continuamente tentati su questi fronti quelli dell’ego, dello star bene nel mio recinto,
nell’indifferenza a quelli di lasciarci uscire, anche quando non vuoi. La spinta dello Spirito avviene
perché è una Persona Viva! Ascoltare gli avvenimenti della storia in cui il Signore ci ha messo e vivere
il vangelo con la vita! Che è Buona Notizia!!
Come mi colloco umanamente e spiritualmente in questo momento della mia vita dentro al corso
della storia di oggi?
La vita che vivo non è quella del convento con i suoi ritmi precisi e con i suoi tempi di preghiera.
Vivo nel mondo, ma non sono del mondo!! Il sentirsi pesci fuor d’acqua è un’esperienza quasi
quotidiana . E’ una vita di preghiera concentrata anche con una certa fatica ed intensità. A volte, come in
questo periodo vivo l’aridità, di sentirmi persa!
Viviamo in una società quasi disumana anche col creato! La menzogna dei potenti impera, la vita
umana non ha valore; siamo solo dei numeri e metri di misura del PIL!!
Restiamo svegli … cercando rifugio nella Parola di Dio, nei sacramenti e nella fraternità qui a casa
mia e con voi della FPC, perché la Speranza ci attende. Cristo ha vinto il mondo!
Amo parlare col Signore delle cose pratiche …” che faccio compro casa o resto così?” Vado di qua
o vado di là?” Pulisco casa e faccio da mangiare?”! Invito qualcuno? ”Pago questa bolletta? ..”
Sembra una banalità, ma sento che nella fiducia in Lui le cose accadono specialmente quando sono
fragile!
La fraternità pellegrina è sempre stata un punto di riferimento importante per me. Sono cresciuta
fin dai tempi di Spello con questa modalità di preghiera, di condivisione , di ascolto della Parola di Dio,
di testimoni –profeti che mi hanno illuminato la vita di fede.
La fraternità è un dono del Signore, non è un dovere!
E’ dono Suo, ma che chiede un coinvolgimento perché è l’amore che lo esige!
Non mi sento prigioniera, ma libera e leggera, perché è l’Amore del Signore che mi fa libera!
Gesù stesso ha scelto una piccola compagine per realizzare il Regno … e quanti limiti aveva!
Eppure siamo arrivati ad oggi grazie al loro coinvolgimento! E’ dono Suo perché anche noi lo possiamo
donare ad altri.
Le linee di vita volute dal nostro vescovo perché ci riconoscesse nella Chiesa le abbiamo scritte nel
2010 assieme a Giovanna e poi subito dopo il riconoscimento, la richiesta di far parte della Famiglia
spirituale … nel 2017 avremo la conferma ufficiale! E’ una tappa bella ed importante, che ci fa sentire
dentro una famiglia più grande e più ricca di esperienze di tutto il mondo e soprattutto camminiamo
insieme. Le linee di vita partono dal vangelo e come sappiamo è buona notizia, ma è anche scomodo!
C’è allora un cammino da fare insieme, perché da soli non si va da nessuna parte!
Darsi qualche regola, qualche impegno di servizio è garanzia per un cammino solido e di
testimonianza nella Chiesa e fuori dalla Chiesa! “siamo cartelli indicatori “ perché siamo tutti pellegrini
su questa terra.
Ogni volta che c’incontriamo è una gioia grande ! Capite che
questa gioia viene da Dio? E’ il segno che Lui ci vuole insieme. Non
sappiamo dove ci porterà ( esodo), ma senz’altro ci aiuta ad essere
suoi più cristiani.
Chi è invitato a fare un servizio, lo fa per amore del Signore.
Come dice S. Paolo “ amate le vostre moglie o mariti come al
Signore”. Può essere faticoso, ma la ricompensa è il centuplo rispetto
a quello che hai dato. ( capitolo 25 di Matteo le monete d’oro).
Se avremo il dono di vivere dei momenti più lunghi è anche questo un dono! Quando torniamo a
casa non ci sentiamo soli, perché siamo in questo bel mazzo di fiori colorati che si chiama FPC!
2 - Condivisione di Giovanni (Matteo 2,1-12)
Dei Magi si sa quasi nulla se non che una stella di straordinaria bellezza li guida a Betlemme. Che
incontrano segretamente Erode, e che, dopo aver adorato il Bambino e offerto i doni, ritornano alle loro terre
per un'altra via, come indicato loro dall’angelo. Troppo poco perché su di loro non si siano poste domande a
proposito delle loro origini (da dove venivano?), del loro ruolo (maghi, re, studiosi?), del loro numero (tre,
forse quattro o più), dei loro doni (perché mai portare a un neonato oro, incenso, mirra?), del loro epilogo (e
una volta tornati a casa, se mai ci sono tornati, come è continuata la loro vita?), del significato della loro
presenza nella vicenda, ecc. Interrogativi, appunto, perché come risposte abbiamo solo delle supposizioni e la
menzione nel vangelo ha lasciato solo interrogativi … Troppo poco perché nei secoli non venissero abbelliti,
oltre che con i vestiti sontuosi delle loro rappresentazioni, con ogni genere di fantasie spacciate e credute per
fatti certi. Né va trascurato che il mistero che li ha accompagnati fino a Betlemme è proseguito oltre il
racconto. Di fatti li ha seguiti insieme alla peregrinazione delle loro fantomatiche spoglie, nei secoli
successivi fino a tutto il Medio Evo. Pare che da qualche secolo riposino finalmente nel duomo di Colonia
dopo che il Barbarossa le trafugò da Milano.
Dopo tutto si potrebbe concludere che in duemila anni il mai sopito interesse per i Magi abbia
contribuito ad aumentarne il mistero piuttosto che a spiegarne l'enigma ...
Possiamo però intuire che i Magi abbiano risposto semplicemente a un richiamo radicale e che per
realizzarlo hanno scelto di lasciare le loro terre, mettendosi in viaggio senza sapere bene a che cosa sarebbero
andati incontro, né che cosa avrebbero trovato. Comportamento nell'insieme ben lontano dal bisogno di
pianificazione, di certezze e di sicurezza di noi moderni.
I tre compiono il cammino guidati solamente dalla stella che li spinge a guardare verso l’alto,
sospingendoli a staccarsi dal materiale, dal sensibile, dal particolare verso l’universale, solleci-tandoli a
mettersi in cammino alla ricerca … E così, col distacco fisico, lasciandosi alle spalle il bagaglio di
convinzioni e persuasioni, hanno potuto continuare nella loro scelta con costanza, perseveranza e
determinazione …
Altresì da notare che il cammino dei Magi è “comunitario”: come loro, anche noi, pur non vivendo
sotto lo stesso tetto, c’è l’esigenza di un confronto: e, guidati dalla “stella” (l’ideale comune di vita che
spinge a muoverci) e poi dalle Scritture, pervenire alla meta e qui compiere la propria offerta, il proprio
abbandono e … così continuare nella “nuova avventura”!
Pure Maria e Giuseppe viaggiano assieme seguendo l’indicazione dell’Angelo prima in direzione
dell’Egitto e poi, passato il pericolo, ritornano alla loro terra, sempre in obbedienza alla volontà di Dio … La
meta loro finale è Nazareth! Non dovrebbe essere questa anche il punto d’arrivo del nostro cammino? Una
meta solitamente non indica la fine del viaggio, bensì il suo “nuovo inizio”! Pur nella consapevolezza che il
lasciare la nostra “terra” comporta un cammino non pri-vo di insidie e di tentazioni, ma che dà senso al nostro
stesso vivere ...
Avviso ai pellegrini: guardarsi dall’assecondare il bisogno infantile e profondamente umano di seguire
una stella qualsiasi o più di una (!!!), con il desiderio di trovare una guida rassicurante a cui affidarsi
fiduciosi, rendendoci curiosi di scoprire ciò che, apparentemente, sta oltre noi e ci spinge a metterci in
viaggio, ma che in realtà, ci mantiene alla superficie di noi stessi e alla fine, ci priva così di incontrarci con la
nostra identità profonda, con quel Bambino che è in noi e la cui nascita celebriamo ogni Natale: ne possiamo
celebrare migliaia, ma se Esso non rinasce in noi stessi, è una festa menzognera e ipocrita.
L’offerta dei Magi, è simbolo della nostra trasformazione interiore che si realizza in modo graduale e
coerente con la sottomissione delle nostre facoltà: istintuale, affettiva e mentale, ben consapevoli che la verità
è solo il cuore (nel senso biblico, come sede delle scelte e delle decisioni) a rivelarcela!
E per concludere, occorre sempre vigilare perché non si cada nella “mondanità spirituale”, che si arriva
quando si è stati privati del Vangelo (cfr. Evangelii gaudium nn. 93-97) di cui riporto le sole citazioni in
quanto ognuno - se è interessato - è invitato personalmente a scoprire di che cosa tratta papa Francesco nel
suo primo testo. Forse ora, è stato erroneamente riposto in uno scaffale, dopo la sovrabbondante mole di
proposte e riflessioni dello stesso Autore, che sono seguite nei mesi successivi.
Quando il popolo dimentica quella parte della propria storia
in cui era OPPRESSO e costretto a lasciare la propria terra …
… è facile diventare OPPRESSORI
Così facendo Maria e Giuseppe per il Natale 2015
non avrebbero potuto approdare a Betlemme
e così le Scritture sarebbero state smentite!!!
3 - Condivisione di Caterina (IL BIVACCO)
CARI FRATELLI E SORELLE,
partirò dall’ immagine dei RE MAGI, ispiratami dalle riflessioni di Giovanni. Per rendere più
fluido il mio testo lo scriverò in forma d’intervista.
Domanda - Perché hai scelto la figura dei Re Magi ?
Risposta - Perché mi sembra definire perfettamente la nostra immagine di pellegrini( riferiti alla
nostra Fraternità).
D. In che senso?
R. I Re Magi non appartengono al popolo d’Israele. Non si fa menzione della loro religione perché
sono simbolo universale dell’uomo che è alla ricerca della verità in modo serio, tanto serio da affrontare le
inevitabili sofferenze di un viaggio così lungo e rischioso. Partono da una ricerca personale, ma ben
radicata nella conoscenza delle Sacre Scritture. Nei miei viaggi in India, in Africa e in Italia, ho
conosciuto simili re magi, anche molto giovani e sempre sinceri, totalmente impegnati.
D. Non mi è chiaro.. Non mi sembra sufficiente per definire la vostra e la tua identità.. tutti gli
uomini sono alla ricerca, non sempre cosciente, di una identità. Così come l’hai definita mi sembra una
non- identità.
R. Tu confondi identità con appartenenza. L’appartenenza può essere una realtà concreta e
specifica, ma non esaurisce la sostanza della mia identità. L’identità di pellegrino contemplativo per me
come per gli altri, dovrebbe essere la natura profonda per cui sentiamo di essere in ricerca in questo
mondo, la radice della nostra spiritualità. Se invece appartenere ad uno specifico movimento è più
importante.. beh è meglio chiarirsi le idee... Questo è quello che credo.
D. Scusa, ma non capisco.. Se avete dunque un’identità.. per te di che tipo è ?
R. Appunto quella che è evidenziata nella scelta del nome. I Re Magi hanno le loro appartenenze,
la loro casa e vi ritorneranno. Ma si sono messi in viaggio per qualcosa di più essenziale. La natura del
pellegrino è che nel profondo non ha più casa, la sua natura è il cammino, la sua casa è il mondo, la casa
di tutti gli uomini. A mio parere la nostra identità scomoda è proprio questa: siamo ricercatori universali,
la nostra è una spiritualità aperta e precaria com’è di fatto un vero pellegrinaggio. Siccome siamo sulla
strada, possiamo trovare occasioni di dialogo e punti d’identità comuni anche con altre religioni,
attingendo alla spiritualità autentica che le accomuna; ma possiamo trovare profonde affinità anche con
altre identità laiche, ugualmente autentiche.
D. Torniamo ai Magi. Si sono messi in viaggio quando è comparsa la stella cometa, prevista dalle
Sacre Scritture.
R. La stella è un simbolo. Anzi esprime più simboli. La sua luce è il desiderio della Verità che si è
acceso nel cuore di questi uomini determinati a vivere per Lei. Ma la stella è anche simbolo del viaggio,
del pellegrinaggio interiore. Inoltre la stella non appare ad uno solo dei Magi, ma a tre, immagini della
relazione Trinitaria, quindi di una relazione d’aiuto nella ricerca della Verità. Ecco perché Gesù ha
fondato la Chiesa. Anche la grotta è un simbolo: è la grotta del cuore, inteso come lo intende l’Antico
Testamento, come sede del discernimento che nasce dai movimenti dell’anima, sede quindi molto più
sottile e profonda di quella delle emozioni anche se queste arricchiscono e vivificano questi movimenti. Il
luogo verso cui i Re Magi sono diretti è il centro di se stessi. E’ là che la stella li dirige ed è là che si
ferma. Non c’è niente di più universale di questa chiamata luminosa.
D. Ma i Re magi si sono messi in cammino per incontrare il futuro re d’Israele …
R. Certo e portano dei doni che dimostrano chiaramente che si sono incontrati per via, ma che
appartengono a popoli diversi. Anche i doni , come sottolinea P. Giovanni, sono un simbolo: essi aprono
lo scrigno del loro cuore, donano a Gesù Bambino tutta la loro ricchezza interiore avvinti da una gioia
profondissima.. la gioia di aver concluso la propria ricerca donando semplicemente, senza chiedere niente
in cambio. E ricevono il sorriso di Dio. Il meraviglioso sorriso di un neonato li ha ripagati di tutte le
fatiche, degli smarrimenti, delle domande senza risposta e del lungo e pauroso deserto che hanno
attraversato.
D. Ma come possono aver creduto che il re d’Israele potesse nascere in una grotta in mezzo alle
capre? Non sono degli ingenui, degli idealisti questi pellegrini?
R. No. La loro ferma decisione di mettersi in viaggio nasce dalla Grazia, dalla chiamata di un Dio a
volte misterioso a cui hanno risposto con cuore pronto perché si è manifestato con segni concreti, tangibili
e non astratti. La stella è vera e non un sogno, la sua luce appare in perfetta sintonia con concreti calcoli
astronomici. Loro li hanno saputi interpretare e vedere nella loro vita. Per me la dote fondamentale che
vorrei acquisire come pellegrino è la capacità di ascolto, come faceva Giuseppe.. Giuseppe coglieva i
segni e prendeva concrete decisioni.
D. Ma sono andati alla ricerca di un piccolo neonato e non di un re adulto..
R. Certo, perché quel neonato è il nostro Spirito dell’ Infanzia, il suo sorriso radioso è dentro in
ciascuno di noi. Quel Cristo che ha scelto di essere un neonato come tanti, dice l’evangelista Giovanni, è
la Vita stessa, la sorgente della Vita che splende meravigliosa ed eterna in ciascuno di noi. In essa
rinasciamo come figli della Vita Eterna.
D. Ma è questo allora che cerca una pellegrina come te? E che cosa intendi con “Spirito
dell’Infanzia”?
R. Il neonato è una inesauribile sorgente di energia per un adulto perché è manifesta il lui quella
forza irresistibile della Vita che tutti noi abbiamo sperimentato e che poi abbiamo sepolto. Ecco perché
Gesù benediceva i bambini. L’intelligenza intuitiva di un bambino gli acconsente di affrontare anche
grandi dolori con incredibile forza e saggezza, perché la sua coscienza è ancora integrata. Non possiamo
passare alla ricerca del Soprannaturale, dice Arnaud Dejardins, senza prima recuperare il Naturale che è il
meraviglioso slancio vitale della nostra infanzia, presente e seppellito in noi.. ecco perché il pellegrino è
anche una persona che non mente a se stesso, che riconosce le proprie frustrazioni e menzogne, che non
smette d’indagare su se stesso anche con molto dolore. Papa Francesco ha parlato dei nostri automatismi
mentali che noi crediamo autentici e che spesso invece sono solo dei tic. Ma questa trasparenza a noi stessi
è il prezzo della libertà e leggerezza di cui parlava Arturo Paoli. Per farti capire quello che intendo per
recuperare lo Spirito dell’Infanzia ti racconterò un fatto che mi è successo. Quando avevo 9 anni morì la
mia nonna adorata, con cui avevo vissuto gran parte della mia infanzia. Al funerale non piansi mai e fui
accusata d’insensibilità. Quale ingiustizia! Pur provando un dolore acuto che mi lacerava il petto, in me
c’era una calma, serena accettazione dello stato delle cose. Sapevo che la mia vita non sarebbe stata più la
stessa, ma sentivo che il germoglio di vita che lei mi aveva piantato dentro, la sua lucidità, la sua
intelligenza, erano vivi e presenti in me. Non era un ragionamento, era un mio stato d’essere, riunificato
ed integrato, era un’intuizione che mi ha accompagnato per il resto della mia vita, una gioia composta che
sento inattaccabile da qualsiasi tragedia, ma che mi appare purtroppo raramente e solo a tratti.. ecco questo
è lo Spirito indistruttibile dell’Infanzia.
D. Come ti collochi in questo mondo violento? R. Penso che la mia posizione, come spero degli
altri pellegrini, sia una posizione priva di successo evidente, umile. Non posso insegnare niente a nessuno,
perché la mia strada è quella della ricerca.. ma proprio per questo la mia vocazione è il dialogo, l’incontro.
IL BIVACCO
D. Perché hai intitolato la tua condivisione “il bivacco”?
R. Perché per noi pellegrini è essenziale fermarsi ad un bivacco lungo la strada. Non è necessario
avere un “tema “di cui parlare, o luoghi da visitare per quanto belli, perché il bivacco è anche silenzio,
contemplazione, ascolto della voce del vento. Il cardinal Martini diceva che ognuno doveva concedersi un
bivacco settimanale. Quando era vescovo partiva con la sua auto e andava mezza giornata alla settimana in
montagna, poi scendeva e faceva il Vescovo. Nel bivacco si scalda il the sul fuoco, si contemplano le
stelle. Ognuno ha un suo deserto da contemplare. Il fuoco brilla nella notte.. arrivano altri pellegrini, ci si
scalda assieme, si beve il the insieme ..e poi finisce che si riparte insieme. Penso che la nostra fraternità, in
questa fase, abbia bisogno di una sosta, di un bivacco. Vedo la necessità di stare insieme senza alcun altro
scopo che vivere una vita quotidiana semplice e buona, equilibrata tra servizio e preghiera.. e poi, avendo
visto il bivacco … arrivano altri cammelli, altri umili ricercatori.. che hanno visto il fuoco, e desiderano
scaldarsi, alla luce delle stelle.
4 - Dagli appunti delle coordinatrici e di Vittorio
Incontro con il vescovo (dopo cena 3/1/2016)
Il nostro caro vescovo Domenico ha accolto come sempre il nostro invito.
E’ stato con noi a cena e poi si è trattenuto a lungo facendo un discorso a braccio, “nutrendoci” con le sue
parole ispirate certamente dallo Spirito Santo.
(Alcuni punti del suo discorso)
. La fraternità: quando più persone si riuniscono e vivono la fraternità, il cuore di Dio si
commuove. La fraternità ha molto potere su Dio.
. Il mondo trabocca dei doni di Dio, tutto è regalo Suo. Ovunque c’è la Sua presenza, in ogni
molecola, in ogni particella dell’universo, in ogni materia, albero, roccia, persona ….
. “Non temere” è ripetuto molte volte nella bibbia. Dio è gioia. Se comprendessimo quanto
Dio ci ama non potremmo sopportarlo, moriremmo. Il vescovo Toppi di Pompei, con cui ho vissuto
quando era in vita, diceva che sopportava di più la sofferenza che la gioia indicibile che Dio gli aveva
dato di sperimentare, essendo un mistico. Dio è gioia, per questo anche papa Francesco insiste sulla gioia.
. Potremmo essere delle bombe atomiche, invece ci accontentiamo di essere delle piccole
scintilline.
. Il male del mondo, visto da Dio, non è che un puntino che se volesse potrebbe schiacciare,
ma non lo fa. Il bene potrebbe essere esplosivo ma non lo facciamo diventare tale.
. La chiesa è nata da una apparente sconfitta, quella di Gesù sulla croce. Ma la sua sconfitta
sul piano terreno diventa la nostra forza
. Gesù è rimasto solo nel Getsemani “ Non avete vegliato un’ora sola con me..”. Alcuni degli
amici più intimi lo hanno tradito (Pietro, anche l’economo Giuda) eppure sulla debolezza e la fragilità dei
suoi discepoli ha fondato la chiesa.
. Dio si comporta come un padre che non si compiace di vedere soffrire i suoi figli, ma
permette che essi affrontino prove e sofferenze perché possano maturare e crescere: Egli, nella ‘follia’
del suo amore si è addossato, in Cristo, la sofferenza più estrema perché avessimo il coraggio di
affrontare le nostre prove con la consapevolezza che Lui è con noi e che “il suo giogo è leggero”,
Francesco d’Assisi diceva: “il mio giogo è soave e il mio carico è leggero perché il giogo è sostenuto
anche dal collo di Gesù”.
. Al dolore non dobbiamo rispondere con le “formule” ma con l’accompagnamento nella vita.
5 Condivisione di Maria Rosa
Sulle linee di vita, nell’incontro di ottobre dicevo che un aspetto centrale, per me, è la
contemplazione. Pur ritenendo fondamentale questo, durante la giornata, presa da tante cose, lascio poco
spazio per stare a tu a tu con il Signore. Stare con il Signore è un obiettivo che mi pongo sempre e che mi
riesce difficile mantenere, anche se mentre svolgo qualche compito penso a Lui, mi consulto con Lui. Ora
aggiungo che con la mia comunità locale, con le persone che frequento, non posso dire di vivere la
fraternità. Con loro sento di appartenere alla stessa comunità, nei gruppi in cui sono inserita si condivide a
volte la propria vita, ma la fraternità è qualcosa di più, qualcosa che va oltre. Paradossalmente la sento di
più con voi, nonostante la lontananza geografica. È proprio il sentirsi fratelli, avendo come centro la
Trinità, accomunati dagli stessi intenti, dalla stessa ricerca, dall’ascolto reciproco, dal tentativo di fare
comunione e ... appunto fraternità.
6 - Condivisione di Maria
Sempre più mi ritrovo in questa F.P.C., la vivo come una Fraternità ‘liberante’, ovvero come un
posto che dà ali allo Spirito, che crea legami senza però soffocare. Quello che sto vivendo in questo
ultimo periodo è la solitudine di fraternità ‘non liberanti’, ovvero se non appartieni a tempo pieno a un
gruppo automaticamente rimani isolato (o stai con noi, fai tutto con noi o sei fuori …). E allora non c’è la
maturità e la libertà di sentirsi, di cercarsi, anche se non condividi tutti i momenti liberi insieme. In
questo senso la fraternità può creare sofferenza, può creare solitudine. Rileggendo le linee di vita, i tre
momenti del pellegrino, mi ritrovo molto anche nel momento della Strada. È forte il bisogno della strada,
l’incontro con nuovi volti, nuove storie, sperimentare la precarietà e la Provvidenza … E poi il momento
dell’Eremo, il bisogno di silenzio, il bisogno di ri-centrarsi, il bisogno di riannodare il legame, nel vuoto,
nel silenzio, con il Tu che ci abita, e da quest’incontro, attingere nuova forza, uscirne rinnovati e pronti
per ….. riprendere il cammino.
7 - Dagli appunti di Vittorio
Incontro del 4.1.2016
Nell’incontro della mattinata si è ripreso il tema di ottobre 2015 che ha riguardato il modo con cui
ciascuno cerca di attuare le “linee di vita” della FPC e della esigenza di approfondire le basi della
fraternità: i contatti fra noi la consapevolezza di sapere di essere ricordati, di non sentirsi soli (anche se
distanti fisicamente).
Riguardo al tema dell’appartenenza Roberto sottolinea che quando c’è una storia di amore, essa,
se è autentica, rende liberi e non incatena nessuno: la storia della FPC è una storia d’amore e dunque non
dovremmo lasciarci invadere da sentimenti di appropriazione, ma dalla comunione e dall’aiuto reciproco
nel cammino comune verso Dio.
8 Giovanna
dopo l’intervento di Maria (vedi sopra condivisione n°6) osserva che costruire la fraternità
comporta anche il rischio della solitudine, della sofferenza e della emarginazione. L’appartenenza non è
una prigione: il senso fondamentale e prezioso della fraternità è che l’amore è liberante. La fraternità
diventa così un segno creativo, stupendo e ci piace appartenervi perché convinti che in essa la libertà di
ciascuno si accresce e non costituisce una camicia di forza che costringe, ma anzi allarga la sfera di
azione libera e la capacità di iniziativa di ciascuno.
La solitudine è un po’ tipica della libertà; ma è una solitudine … non vuota. Padre Voillaume
chiedeva che i fratelli pellegrini contemplativi non fossero parte di un ramo già esistente della famiglia
spirituale di Charles de Foucauld (il che sarebbe stato soffocante e riducente); indicava a Giovanna che,
secondo lui, le qualità della fraternità avrebbero dovuto essere due: “libre et légère”!
Giovanna suggerisce un trucco per superare il senso di solitudine: ‘quando si è soli, chiamare i
soli!’.
Per quanto riguarda il discorso sulle “linee di vita”Giovanna ribadisce l’importanza che la fraternità
ponga l’accento sull’aggettivo sull’essere pellegrina e contemplativa, e, soprattutto lo ritiene
fondamentale in quest’anno del centenario di Charles de Foucauld, fratello universale: la fraternità, dal
suo stile di vita da cui prende ispirazione, tenga vivo il carattere di universalità, il sentirsi affratellata a
tutti i contemplativi di ogni religione e tradizione.
La recentissima esperienza indiana, di cui purtroppo non si è potuto parlare in questa occasione
anche con Carlo e Maura, ha rappresentato per Giovanna, come lei ha scritto al Vescovo Sorrentino, “ la
più straordinaria esperienza... come di una travolgente "CORRENTE" dello SPIRITO, - che mi
attraversava, facendomi parlare .... per 55 minuti, in Inglese, - senza aprire neanche un foglio, dei 24
fogli che avevo preparati... ! Avevo chiesto a tutti preghiere perché fosse lo Spirito a parlare, ... e io solo
a prestargli le labbra. Questa cosa è avvenuta spesso anche in Italia, ma non così intensamente, ... come
una "Eruzione". Io a tutti, - dicevo: "Non ero io a parlare ... era lo SPIRITO". È successo, - anche, - che
non Io a tutti, - dicevo: "Non ero io a parlare ... era lo SPIRITO".
E quando lo Spirito irrompe, attraversa, -aggiunge Giovanna- Lui rimane e si riversa all’esterno
come un torrente la cui straripante energia non può essere fermata. E non è una presunzione; è una grazia
gratuita: lo Spirito soffia dove vuole e quando vuole.
9 Adriana si sofferma su un altro punto delle linee di vita: l’eremo che potrebbe definirsi “un
attraversare il deserto”, “periodo propizio” per riconoscere ed ascoltare la Sua voce senza confusione,
mettendo in discussione le confusioni, e “tempo” per approfondire in
modo più forte le proprie scelte. Ciò esige un orecchio più attento, un cuore
più saldo e disponibile alla Voce che ti parla per riuscire ad essere uno
con essa.
“Nella mia esperienza, prosegue Adriana, ho percorso diverse strade
per poterle offrire a quelli che incontro. Se uno ha una sola strada da offrire è
povero di ascolto dell’altro e di offerta di aiuto. Ho imparato strada facendo:
c’è la paura della dispersione, ma mi permette di dare di più, di entrare di più
in relazione”.
Adriana conclude il suo intervento dicendo che apprezza di più la comunicazione attraverso il
colloquio diretto ‘de visu’, la voce, la presenza fisica delle persone, come durante i nostri incontri, che la
comunicazione via internet o con i moderni mezzi tecnologici.
Giovanna riprende il tema proposto da Caterina nella sua condivisione. Sente come cosa buona
scegliere un luogo dove vivere con lo stile di Spello e un periodo di tempo da trascorrere insieme in modo
equilibrato e calmo: meno attività, ma vivere insieme e rinforzarci per mezzo di questo cammino.
Lo spirito con cui vorremmo vivere questo tempo si rifà all’immagine del “bivacco” -suggerisce
Caterina-: “… il bivacco è silenzio, contemplazione, ascolto del vento …. nel bivacco si scalda il tè sul
fuoco, si contemplano le stelle, ognuno ha il suo deserto da contemplare, il fuoco brilla nella notte …
arrivano altri pellegrini, altri umili ricercatori che hanno visto il fuoco e desiderano scaldarsi alla luce
delle stelle, ci si scalda insieme …. e poi si riparte insieme ….” Abbiamo sentito il bisogno di un tempo
così, un tempo di sosta in cui stare insieme, senza altro scopo che vivere una vita quotidiana semplice e
buona, equilibrata tra servizio e preghiera.
Il bivacco è una nostra svolta interiore, una scelta di trovarci con gli altri, non legati al fare, ma al
crescere insieme.
10 Silvia dice di essere venuta ad Assisi con una scelta che non le è stata facile: c’era in lei il desiderio
di confrontarsi, ma anche titubanza sull’idea di appartenenza per il timore di sentirsi ‘ingabbiata’. Dopo
aver letto la mail di Caterina, il bivacco, ha avvertito una ventata di leggerezza e da qui la scelta di
partecipare all’incontro, ripensando anche al ‘bagno spirituale’ di giugno con l’incontro con Swami
Atmananda durante il quale aveva ricevute molte risposte.
11 Pietro riprende una delle domande suggerite per l’incontro ‘Chiedersi quale sia la propria identità
umana e spirituale’. Dopo aver letto e meditato a lungo l’intervista di Antonio Spadaro a Papa Francesco
ha sentito forte interiormente la seguente risposta: ‘Io sono un soffio sulle labbra di Dio’.
Racconta poi di come, nella sua esperienza di educatore con ragazzi molto problematici, deve
reagire con una calma profonda per dissolvere le loro ribellioni e le esplosioni della rabbia che si portano
dentro. Nella fraternità si sente bene, anche se ama la solitudine.
12 Simonetta parla delle sue conflittualità interiori in questo periodo dovute legate all’esigenza di
semplificare e mettere ordine nella sua vita, di scegliere alcune cose e di lasciarne andare altre: semplicità
ed ordine, richiamo all’armonia del creato (la bellezza semplice e stupenda del plenilunio nel silenzio
delle stelle!) sono avvertite come priorità.
Vive ogni incontro della FPC come esperienza molto ricca: i racconti e i vissuti condivisi diventano
dono prezioso che affratella ed aiuta tutti a crescere nell’atmosfera di scambio reciproco dei nostri
incontri. La comunicazione che avviene nell’ascolto dell’altro, nel trovarsi insieme e guardarsi negli occhi
ha un aspetto relazionale umanissimo che non si può ricreare con la comunicazione per e-mail o altri
mezzi tecnologici.
13 Melina non ha scelto con convinzione la fraternità, anzi all’inizio non si è trovata bene in essa
perché ci trovava molta India, ma ha partecipato perché le sembrava un modo di portare avanti il discorso
e l’esperienza di Spello, da cui si è sentita arricchita spiritualmente. Poi la fraternità si è rivelata anche
un’opportunità e un aiuto, attraverso l’ascolto di discorsi a cuore aperto che le hanno fatto tanto bene e le
hanno consentito di chiarire problemi che l’hanno angustiata per tanto tempo. Ora sente di trovarsi in un
periodo in cui deve ascoltare e fare tante cose e accettarsi così …
14 Ignazio cerca di rispondere alla domanda ‘chi sono io’. Prendendo lo spunto dai primi due versetti
del prologo di Giovanni “In principio era il Logos … e il Logos era Dio … e tutto ciò che è
venuto all’esistenza non esiste separatamente da Lui “, riflette sul fatto che siamo nel progetto di
Dio dall’eternità, - (in Dio siamo, viviamo, ci moviamo) - siamo amati da Lui da prima che il mondo
fosse: da qui il senso indicibile di stupore e di gioia che sopravanza ogni sentimento nella consapevolezza
che ogni uomo, anzi ogni creatura non è che un pensiero eterno dell’amore di Dio. “In Cristo ci ha scelti
prima della creazione del mondo … per realizzare nella pienezza dei tempi il mistero della sua volontà, il
disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra …”(Ef). Se
siamo in Cristo, siamo una cosa sola con Lui, membra del suo corpo, e Cristo ha detto: “Io e il Padre
siamo uno”…
15 Patrizia, per la prima volta presente ai nostri incontri, parla della sua ricerca cominciata
quarant’anni fa, dei suoi viaggi che l’hanno portata dappertutto, del suo arrivo fortuito al nostro incontro
e del fatto di non sapere dove andrà. Una sola certezza: è contenta di aver partecipato, di avere ascoltato.
COME PECORE IN MEZZO AI LUPI
OTTOBRE 1990
Sento che sia importante nella vita capire e provare sulla propria pelle che cosa significhi vivere sulle “strade”, senza una lira in tasca, affidandosi completamente alla Provvidenza.
Sperimentare di aver bisogno di tutto e di tutti, percepire che la Provvidenza esiste veramente!
Abbiamo bisogno tutti di riscoprire il valore della povertà di spirito: quella povertà incui ci si abbandona nelle mani di Dio, come dei fanciulli. E' Lui che conduce la nostra vita, è lui il “timoniere” che ci conduce in una maniera tutta Sua, al di fuori dalle nostre logiche consumistiche.
Nell'Ottobre scorso ho provato a vivere un'esperienza di pellegrinaggio sulle strade, senza soldi in tasca, assieme ad un'altra ragazza. Tutto è nato da un bisogno profondo di “INCONTRARSI”, di scoprire finalmente in che “MANI SIAMO”, di sentire che Dio c'è e di cogliere negli uomini un gran bisogno di infinito.
Abbiamo pregato molto e poi ci siamo lanciate in questa avventura.
Siamo partite dalla Fraternità dei Piccoli fratelli del Vangelo di Spello: un centro di spiritualità per tanta gente che sente il desiderio di fare silenzio dentro e fuori di sé e di condividere la propria umanità e la propria fede.
Lasciata questa comunità orante ci siamo incamminate verso Assisi a piedi con lo zaino in spalla, accompagnate con la preghiera e la benedizione di chi restava. Da Assisi, città di Francesco, ci siamo orientate verso la Toscana. Abbiamo fatto 25 autostop stupendi, abbiamo cambiato letto ogni notte, attraversato molte città come: Siena, Pisa, Livorno, Cecina, San Pietro in Palazzi, Volterra, Monteroni d'Arbia e poi di nuovo a Spello e la Fraternità.
E' stato un itinerario stupendo, in una Toscana che porta con sé ancora una buona dose di anticlericalismo radicato da secoli nella gente. Questa regione è nello stesso tempo ricca di storia, di cultura, c'è una dolcissima natura che vibra nelle colline e nel mare, nei pini marittimi che s'intravvedono lungo la via Aurelia.
Come dicevo sopra, il nostro è stato un pellegrinaggio vero e proprio, dove i “santuari” non sono stati quelli abituali, ma le realtà di vita e di morte che in quelle città abbiamo incontrato.
In quella settimana di ottobre il maltempo imperversava su tutta la penisola italiana, ma il Signore ha saputo provvedere bene alle sue pellegrine! Nei giorni piovosi, infatti, eravamo accolte nelle case di alcune famiglie mentre in quelli di bel tempo eravamo sulle strade.
Potrebbe sembrare imprudente, con i tempi che corrono, avere il coraggio di fare autostop; chiedere un bicchiere d'acqua e di dormire sotto il primo tetto che ci veniva offerto. La paura non è mancata: paura della strada anonima, della città anonima, dei volti sconosciuti che ci davano un passaggio e la paura di non avere altra difesa che noi stesse e la preghiera intensa. Ma, come dicevo, Bibiana ed io abbiamo scoperto la Provvidenza è un dono di Dio.
Abbiamo trovato delle buone persone, si trattava di rappresentanti, ambulanti, operai che lavoravano nelle concerie (spesso emigrati dal Sud), contadini, ingegneri. Costoro erano sempre di fretta, che trascinavano una vita di “routine” erano alle prese con l'unica preoccupazione di guadagnare, spesso soli e con mille pensieri per la testa in compagnia della propria auto. Essi, però, avevano voglia di parlare, di conoscere i motivi del nostro viaggio senza soldi. Avvertivamo di essere sia noi che loro indifesi, ma ci scambiavamo un reciproca testimonianza di pace, di genuinità, di gratuità, di freschezza, di bellezza ed un profondo, anche se a volte da parte loro inconscio, bisogno del Trascendente.
Bibiana ed io abbiamo scoperto che cosa significa, per noi cristiani, essere “sacerdoti” cioè farsi tramite fra Dio e il fratello.
Non facevamo prediche né lunghi discorsi teologici, ma semplicemente offrivamo la nostra presenza; quello che eravamo già testimoniava tutto.
Anche in un breve tratto di strada, ci si dicono cose straordinariamente forti e belle; ci si apre gli uni agli altri; ci si regala la parte più viva di sé che è di Dio...che comunicazione!!
Alcuni automobilisti allungavano di molto il tratto previsto, rischiando di arrivare tardi al lavoro, per permetterci di raggiungere prima la meta. Ci dava gioia notare che molti erano dispiaciuti di lasciarci e di interrompere la nostra belle comunicazione intensa e nuova.
Il nostro attendere un passaggio in auto non era casuale, infatti chi ci accoglieva nella sua auto era proprio la persona che aveva bisogno di questa presenza viva e diversa. Ricordo, ad esempio, la città di Volterra dove invano avevamo cercato il cappellano del carcere per poter un po' conoscere la realtà di quel penitenziario. Il giorno dopo dovevamo ripartire verso Siena, e all'incrocio per Siena, dopo aver atteso parecchio, un giovane uomo ci diede un passaggio. Egli aveva appena finito il turno notturno di custode proprio in questo carcere. Quest'uomo si chiama Massimiliano, sposato, con un figlio piccolo che per andare al lavoro faceva il pendolare da Roma a Volterra.
Con Massimiliano abbiamo appreso che cosa significhi umanamente lavorare in un carcere e che dura realtà esiste! E' stato un indicibile autostop. Un uomo che ci diceva di non credere in Dio, ma che nel giro di un'ora il suo volto si era trasformato per i valori e la forza di speranza e di autenticità che ci si comunicava.
L'incontro con le persone non veniva solamente durante il tragitto di un autostop, ma anche nelle case di coloro che ci ospitavano. Alcune famiglie le conoscevamo altre no e sia con le prime che con le seconde è stato bello! L'uomo infatti è buono, è generoso e se a volte si chiude in se stesso è che non gli viene offerta l'occasione di dare quello che ha, e di esprimere quello che è.
Ricordo con piacere una famiglia di Monteroni d'Arbia (SI) che ci offrì la loro camera da letto per dormire, mentre loro con due bambini piccoli, hanno passato la notte sul divano della cucina.
A Livorno, una città portuale, grigia, piena di traffico, una giovane coppia con due bimbi piccoli ci accolse in casa. Abbiamo giocato con i loro bambini fino a tardi ed è stato bello cogliere da questi giovani genitori, l'estrema dolcezza, calma e pazienza nei confronti dei figli che erano piuttosto inquieti e vivaci.
Proseguendo poi, verso Cecina lungo la via Aurelia, dove abbiamo incontrato una ricca realtà di iniziative, ma anche piena di limiti e di difficoltà. Siamo state accolte nella “CASA DI ACCOGLIENZA”: una realtà che alcuni laici ed il cappellano dell'ospedale, don Reno hanno messo a disposizione per una pronta accoglienza di persone provenienti dal Sud del mondo, drogati, zingari, barboni, gente che vive per tutta la vita sulle strade senza volerlo. Abbiamo notato in questa casa che la porta restava sempre aperta come “segno” di solidarietà, di disponibilità verso chi non sa dove “sbattere la testa”. Qui abbiamo cenato e dormito.
Su indicazione di don Reno ci siamo recate a visitare tre case di riposo per anziani e l'Istituto card. Mazzi di S. Pietro in Palazzi. Questo Istituto rappresenta una realtà di forte sofferenza, in quanto in esso son accolti malati psichici gravi e gravissimi, schizzo frenici, paranoici, handicappati fisici e mongoloidi. La gran parte di queste persone sofferenti sono uscite dai manicomi secondo la legge Basaglia. Il personale che assiste si sente impreparato, ma soprattutto sente la carenza di strutture e mezzi adeguati per affrontare le esigenze sempre più imprevedibili di questa povera gente che ha bisogno di tutto e di tutti. Essi non possono vivere sulle strade o ritornare nelle proprie famiglie perchè proprio in questi ambienti c'è la radice dei loro problemi. Abbiamo visitato tutti i reparti, anche i più pericolosi, accompagnate dalle varie responsabili di reparto. La malattia mentale è una delle più grandi povertà umane. Gli infermieri, gli assistenti sociali ci hanno accolto con molta disponibilità. In questo Istituto abbiamo cenato e dormito e al mattino partecipato alla santa messa assieme ad alcuni malati. Bibiana ed io ci siamo commosse a vedere con quale gioia partecipavano alla liturgia.
A Volterra poi, senza volerlo, siamo state accolte dal Vescovo e lì ci siamo presentate ed abbiamo avuto un tenero colloquio. Monsignore ci ha indirizzate al Convento San Girolamo dove un frate minore, Padre Celestino, accoglie nel suo convento carcerati in licenza e ragazzi tossicodipendenti. Questi ragazzi, che vivono con lui, ci hanno aperto la porta, preparato il pranzo e offerto la stanza per passare la notte. Devo specificare che questi giovani avevano conosciuto la sofferenza in quanto erano usciti dal giro della droga ed erano psicologicamente provati. Questa è un'altra povertà di oggi! Padre Celestino, con tanta buona volontà, dava quello che aveva, ma ci ha confessato che non ce la faceva più a gestire da solo questo centro di accoglienza. Si sentiva solo in una Volterra molto chiusa,dove il senso religioso fa fatica a farsi strada e la solidarietà è difficile. Ci diceva che in Toscana non è come il Veneto dove il volontariato è ricco. In questa città non esistono gruppi giovanili, associazioni di volontariato che aggregano le persone. In questo posto la gente arriva a credere solo se c'è una testimonianza forte, che paga di persona e che si metta in prima linea.
Sarebbero tante le cose da dire che però rimangono dentro in quanto le cose più vere non trovano parole adatte per manifestarsi.
Vi posso testimoniare comunque che una settimana così, mi ha profondamente trasformata, resa libera e trasparente, mi ha messo una gioia dentro che è quella di chi ha esperimentato l'Amore di Dio che diventa il “TUTTO”: e dà il senso alla mia vita malgrado l'esperienza di morte e di sofferenza che ogni giorno incontro.
Il pellegrinaggio è stato una forte scuola per recuperare: il senso del dono e della gratuità di Dio: Mi ha fatto capire che non devo sentirmi io al timone della mia esistenza. Sula strade si è nel precario e nel provvisorio e quindi ci si accorge bene, finalmente, CHI è che ha in mano le cose del mondo.
Si è trattato quindi per me, di una conversione interiore, in quanto la fatica del camminare fa entrare la pace dentro, dà il senso del raccoglimento, raduna e riunisce anche le cose che ci stanno attorno, e le raccoglie in armonia che è all'unisono con quello che è il dentro di me.
E' stato bello per noi lasciare agli altri la gioia del dare e riscoprire la bontà che c'è negli uomini.
,.....”beato chi decide nel suo cuore il santo viaggio, passando per la valle del pianto la cambia in sorgente, cresce lungo il cammino il suo vigore finchè arriva a Sion, anche la prima pioggia l'ammanta di benedizione”...dice il salmo 83
LA MIA ESPERIENZA INDIANA
Il mio percorso indiano inizia da una profonda ricerca sul
significato e sul valore della sofferenza che per anni ha caratterizzato la mia
vita a causa della lunga malattia e
della morte di mio marito. Ho cominciato a praticare yoga per fronteggiare il
dolore e, grazie al mio bravo insegnante di yoga, ho cominciato a conoscere i
grandi maestri indiani attraverso i loro scritti.Poi, ad un convegno a Camaldoli
su Henri Le Saux (Swami Abhisiktananda)dove ho incontrato anche sorella Giovanna, si
è fatta strada in me la netta decisione di andare in India. Dopo la morte di mio
marito sono stata in India durante l'estate 2006 e 2007 come volontaria nella
scuola del Progetto Alice e nel centro per disabili”Kiran”, un'esperienza di
grande intensità e bellezza che consiglio vivamente a persone giovani
interessate all'educazione e alla riabilitazione. Non mi soffermo su questi
bellissimi progetti educativi, ma vi invito a visitare il loro sito per
conoscerli meglio: www.kiranvillage.org www.aliceproject.org.
Sentivo però di aver bisogno di curare la mia anima, ancora
così sofferente, così già nel 2007 ho voluto visitare un piccolo ashram indo-cristiano gestito da una
suora che aveva vissuto con suor Vandana, una nota discepola di Le Saux. Il
monastero si trova a Rishikesh sulle sponde del Gange, uno dei centri più sacri
dell'India e centro importante anche per lo yoga. Lì compresi che stavo cercando
un maestro vivente e non qualcosa di mediato da un gruppo di discepoli o da un
libro. Nel piccolo ashram c'erano le foto di molti grandi maestri indiani.Nel
mio scarso inglese chiesi alla suora se erano viventi. Il loro volto ispirava
saggezza, profondità, pace e ne ero affascinata. Lei me ne indicò solo due: uno era
Chidananda, che mi disse ormai molto anziano; era stato il successore del grande
guru Sivananda. Chidananda era stato uno degli artefici del dialogo tra le
religioni, era venuto più volte ad Assisi, aveva portato il suo messaggio di pace
in tutto il mondo, ma ora viveva ritirato e non si poteva incontrarlo. Mi colpì
il suo magnifico sorriso, pieno di gioia e profondità e lo sentii subito vicino
a me. Il secondo maestro era fotografato in piedi, su una grande roccia in mezzo
allo Yamuna, un altro fiume sacro all'India. Nonostante fosse anziano, la sua
figura bellissima e maestosa, il suo sguardo sereno e luminoso, la saggezza e la
pace che ispirava, mi colpirono profondamente. Sentii subito un legame
inspiegabile con lui e, nonostante fosse così duro per me continuare a viaggiare
in India, da sola, d'estate, decisi che niente mi avrebbe impedito
d'incontrarlo. Mi recai da lui nel 2008, dopo un mese di volontariato
nell'Himchal Pradesh per aiutare i bambini tibetani che fuggono dal Tibet e
trovano rifugio nei monasteri di quella regione. A questo proposito vi segnalo
il sito dell'amica con cui ho collaborato che con la sua associazione sta
aiutando molto questi bambini www.sidare.it Visitatelo!
Arrivai dunque nel distretto di Dehardun dopo un lungo e
faticoso viaggio, in un remoto villaggio di contadini sulle rive dello Yamuna ,
ai piedi di maestose montagne.Il maestro si chiama Chandra Swami Udasin (una
linea di monaci indiani molto antica) e il suo Ashram si chiama Sadhana
Kendra. Di recente, con un po' di riluttanza,Chandra Swami ha deciso che venga
aperto un sito internet. Vi rinvio a questo sito per vedere le foto
dell'ashram,di Chandra Swami e della sua storia, il suo insegnamento, le risposte date a coloro che si recano ad
incontrarlo.Visitatelo!Se proprio non
riuscite con il traduttore di Google, scrivetemi, cercherò di aiutarvi: www.sadhanakendra.org.
Chandra Swami accoglie ricercatori spirituali di tutte le
religioni e molti non credenti che si recano in questo ashram per lo spirito di
grande rispetto e libertà che vi regna. Pur essendo un monastero con una
rigorosa disciplina spirituale, molte famiglie, soprattutto indiane, vi
soggiornano per giorni, così che si può vedere Chandra Swami durante la cena
scherzare con un bambino piccolo mostrandogli i giocattoli che i piccoli
discepoli gli regalano in segno di affetto. Dal 1984 egli ha deciso di diventare
un Muni, cioè un silenzioso, quindi non parla più, neanche con i più stretti
discepoli. Egli affida il suo insegnamento alla pace e alla santità che traspare
dalla sua persona. Durante il Sat-Sang giornaliero, cioè il momento in cui un
maestro indiano incontra i ricercatori che vogliono porre domande o ricevere
insegnamenti, egli risponde alle numerose questioni per iscritto. La risposta
viene poi letta ad alta voce. La tradizione religiosa dei Muni è molto antica in
India. Molti saggi vivono ancora in questo modo nelle zone più impervie
dell'Himalaya, rimanendo in grotte anche d'inverno. Conoscono delle tecniche yoga
per riscaldare il corpo e non si fanno avvicinare facilmente, ma vivono in
completa solitudine e contemplazione. Le popolazioni locali li considerano dei
santi e portano loro cibo e vestiario, mettendolo a debita distanza e
comunicando con i gesti. Uno di loro è stato filmato nel film dedicato ad Henri
Le Saux. Da metà aprile a fine giugno Chandra Swami si ritira nell'altro ashram
che ha fondato in Kasmir, costruito intorno alla grotta in cui ha vissuto come
eremita per anni. Durante questi mesi egli non parla più con nessuno e non
incontra più nessuno, dedicandosi solo alla contemplazione. Egli dice di aver fatto
questa scelta perchè il suo maestro glielo ha chiesto, ma anche perchè ha
provato ad un certo punto una profonda attrazione per il silenzio.
Che cosa mi ha spinto a ritornare ancora, per anni, da un
maestro che non parla? qual è l'insegnamento che ho ricavato e ricavo dalla
spiritualità indiana?
Non cercavo e non cerco una risposta puramente
filosofica, intellettuale, una teologia. Avevo già letto molto. Penso che ciò che
spinge tanti ricercatori sulle strade del mondo, per percorsi differenti ma
ugualmente autentici se sinceri e orientati verso l'Assoluto, sia il bisogno
di un'esperienza
esistenziale. Personalmente ciò che cerco è una conversione della mia
coscienza fin nei suoi livelli più
profondi e questo non può nascere che da un Incontro. Il dolore prolungato per
anni e la sconfitta, procurata dalla perdita, hanno spazzato via ogni facile
sentimentalismo, ogni traccia di una fede fondata sull'emotività. Dovevo cercare
questo Incontro oltre la superficie arida e desertica della mia
anima,nell'interiorità. Attraverso la contemplazione della parola di Dio e
l'aiuto della spiritualità indiana che tanta attenzione dedica alla ricerca
interiore del proprio vero Sè,alla meditazione costante, alla non
auto-identificazione con le vicende di questo mondo e con il corpo fisico, è
riaffiorata in me la meravigliosa sorgente della fede giovanile, vissuta a
Spello e ad Assisi, quando avevo solo 20 anni, quel vivere “il deserto nella
città”di Carlo Carretto che avevo praticato con entusiasmo e poi perduto.
Per sintetizzare (per quel poco che si può spiegare, data la
complessità e la delicatezza di questa tematica), mi affido alle parole di Henri
Le Saux, tratte dal suo Diario Spirituale: ”Nemmeno il messaggio evangelico è
legato al mondo ebraico da cui nacque. Il suo valore universale (...) fa fondere
gli alveoli di cera del mondo giudaico-greco in cui il suo miele è
depositato. (Esso) è l'eco delle profondità del cuore umano: il messaggio
dell'Amore, del Dono reciproco, della Relazione. (...) Ritrovare la Sorgente e
mettere l'uomo (...) disorientato davanti a se stesso, nel proprio fondo. Fargli
scoprire che è più “profondo”di tutte le forme, di tutte le analisi
esistenziali (...).”
Concludendo
questa testimonianza
che sa esprimere così poco tutta la pienezza che ho vissuto e la
ricchezza dei
doni ricevuti, vi invito caldamente, se vi è possibile, ad incontrare
almeno una
volta, magari anche per pochi giorni, Chandra Swami Udasin. Vi invito
anche ad
incontrare Swami Atmananda nel suo ashram, l'Ajatananda Ashram, a
Rishikesh. La
bellezza del suo progetto, che ha realizzato uno dei sogni di Henri Le
Saux, è
che è un ashram monastico interreligioso, dove s'incontrano e
fraternizzano
monaci, religiosi e ricercatori spirituali di tutte le religioni.
Atmananda è un monaco che è stato addestrato nella tradizione cristiana
dell'Oriente e che ha seguito lo stesso percorso di Abhishiktananda. Ha
coraggiosamente portato avanti questo dialogo spirituale nel cuore
dell'India induista del Nord, diventando discepolo e poi ricevendo il
Sannyasa (cioè i voti del rinunciante, del monaco, nell'India) dal suo
maestro Chandra Swami.
L'ashram si trova in un posto magnifico, proprio sulle rive del Gange, in un luogo tranquillo ed appartato.Vi consiglio di visitare il sito web dell'ashram e anche l'interessante programma d'incontri che vi sono organizzati. www.ajatananda.org
L'ashram si trova in un posto magnifico, proprio sulle rive del Gange, in un luogo tranquillo ed appartato.Vi consiglio di visitare il sito web dell'ashram e anche l'interessante programma d'incontri che vi sono organizzati. www.ajatananda.org
Grazie!
Rimango a vostra
disposizione per qualsiasi approfondimento e per un eventuale viaggio insieme
in India.
22 ottobre 2013
Caterina